Ma scrivere è davvero un'utopia?
di Marina Atzori
Sarebbe interessante confrontarsi sulle motivazioni che ci spingono a iniziare a scrivere, cosa ne pensate? Perciò vorrei chiedervi: perché scrivete?
Onestamente leggo poche presentazioni appassionanti e ancor meno motivazione nei post che leggo ogni giorno sui gruppi Facebook, ma intendiamoci, ci tengo a precisarlo, non è questo il punto, perché fortunatamente non tutti gli autori risultano poco interessanti, anzi! Aspettate un secondo prima di sentirvi colpiti nel vivo, non credo sia unicamente responsabilità dello scrittore, d'altronde si tenta di pubblicizzarsi come si può e come meglio riteniamo opportuno; è altrettanto vero che c'è poco tempo, che non si possiedono linee guida adatte e chi più ne ha più ne metta. Il mio, però, è un discorso che vuole essere più ampio, più generale, rivolto alla collettività. Ci sono una serie di concause che non aiutano a emergere, questo è pacifico, alcune non dipendono direttamente dal singolo individuo, altre invece contengono un paio di variabili sulle quali, a mio modesto parere, si potrebbe intervenire. Vorrei parlarvi innanzitutto delle prime, riassumendo le più importanti in alcuni punti.
1. siamo poco conosciuti ( altroché! Ndr)
2. c'è una vastità esorbitante di offerta ( meno male che c'è... sempre Ndr)
3. la CE non è troppo predisposta a pubblicizzare i nostri lavori ( meno male non tutte. Ndr)
4. il nostro carattere non ci permette di uscire allo scoperto sui social ( anche il tempo a disposizione. Ndr)
Pensate veramente che chi nutre una passione autentica, vera, viva per la scrittura si fermi di fronte ai quattro punti precedenti?
Permettetemi di anticipare la risposta. Ebbene sì, succede, eccome se succede! Purtroppo alcuni autori lo fanno.
E allora viene da chiedersi: quanto siamo disposti a farci conoscere, a mettere da parte i paletti in questione per superare certi limiti?
Quindi la domanda sorge spontanea: siamo veramente convinti che il nostro sia un fuoco che nasce da dentro? Oppure il nostro è un passatempo come un altro, dove il sottotitolo è sempre quello: "ma sì, prima o poi, spammando ottantaquattro volte al giorno, qualcuno mi leggerà!"
Ve lo chiedo perché, ancora non mi è chiaro. Ve lo chiedo perché di passione ne leggo e ne vedo poca, e farvi leggere per sfinimento non penso sia il vostro unico obiettivo (almeno spero). Sono qui, a scrivere questo articolo, per dirvi che sono pronta a ricredermi, per dirvi che prima di essere un'autrice sono una lettrice e che probabilmente, come altri lettori, ho voglia di capire quali siano le vostre intenzioni, al di là di un Titolo o di un prezzo di copertina.
Cosa volete dire nei vostri libri, accidenti! Fatelo sapere, osate nel dire la vostra, fatevi conoscere, uscite se potete dal guscio, è l'autore che vende, oramai lo sanno anche i muri. Qui, nel blog del Mondo dello Scrittore, lo abbiamo scritto un sacco di volte, ma come vedete non ci arrendiamo, vogliamo continuare a farlo, perché crediamo che nei vostri libri ci sia sicuramente qualcosa di voi stessi, qualcosa che merita di uscire allo scoperto.
Proviamo a capire cosa potrebbe tornare utile per smuovere questa situazione di stallo che aleggia nei social. Il fulcro del mio post è un invito a rimettere in pista il buon senso, magari con un piede sul freno che possa rallentare lo spamming inutile e vi permetta di respirare, contando fino a dieci per poi ripartire.
Diciamo che, ciò che avete appena letto è più che sufficiente per comprendere il peso di alcune delle motivazioni argomentate. Inutile nascondersi dietro a un dito, lavorare su questi accorgimenti può permettere di vendere anche solo una copia in più dei nostri libri, ne sono convinta!
Ma torniamo a bomba sul discorso interazione, ciò che mi lascia più perplessa è anche un altro aspetto. Gli autori famosi sono solidali tra loro, in maniera imbarazzante, quel che è paradossale: NON NE AVREBBERO NEPPURE BISOGNO!
Eppure, sulle loro pagine trovo sempre qualche riga, stringata ma efficace, che arriva al lettore di passaggio, il quale non ha tempo di stare su Facebook. Ripeto, poche righe, scritte bene in dieci secondi, niente di trascendentale, visto che siamo scrittori non dovrebbe risultare neanche poi così difficile... Un esempio banale, tipo: "ieri sera ho letto il libro di "Ciccio Pasticcio" e sono rimasta talmente coinvolta da non riuscire a smettere di leggerlo... " Ebbene, Platone e Aristofane mi vengono in soccorso in questo momento dal greco "OU" "TOPOS"... UTOPIA. Insomma: difficilmente, raramente, sporadicamente, faticosamente, stentatamente... e potrei andare avanti, leggo qualche riga di incoraggiamento tra gli autori emergenti.
Concludo scrivendo che in tanti mesi ho visto poco di tutto questo e vi confesso un po' mi rammarica, mi fa rabbia. Sapete perché? Perché ho letto molti libri di esordienti veramente piacevoli, di sostanza e non mi sono tirata indietro dal recensirli perché erano lavori meritevoli; continuerò a farlo perché credo in quello che ho appena scritto e vorrei farvi capire che funziona darsi una mano a vicenda, sostenersi anche solo con un breve commento e un like, a rappresentare la vostra presenza, porta a qualcosa. Sono qui per dirvi, che senza fatica si ottiene poco, senza intenzioni però, ancor di meno. Sono qui per scrivervi che il vostro talento non deve passare inosservato, si deve infilare ovunque, come una lumaca nell'insalata!