La mia giornata di oggi è cominciata con un sorriso. Ne sono seguiti altri. Uno più bello dell’altro dal risveglio al caffè e poi ancora, fino al pc , al mio lavoro, alle mie telefonate. Ho ringraziato chi me li ha donati. E, tanto per sottolineare l’inesistenza del caso senza senso, nella mia posta elettronica mi sono trovata una notizia che citava uno studio condotto dalla società Soul Pancake – che da amante delle frittelle americane non posso che adorare già dal nome – in cui si esalta il valore della gratitudine. Vorrei condividerlo con voi.
Grazie, lo dico spesso, è una parola poco usata. Sebbene io abbia la fortuna di avere accanto a me persone a cui dirlo e che me lo dicono, mi rendo conto che – uscendo per strada, relazionandomi con il mondo esterno, ascoltando la radio, guardando la tv – non se ne usa mai abbastanza. Il grazie è una di quelle parole in cui l’abuso non è contemplato. La gratitudine non basta mai, può essere dimostrata all’infinito. E’ un concetto ben sostenuto dai saggi di un tempo che con il progresso della società è andato perdendosi. Forse oggi si torna ad averne consapevolezza e anche grazie a studi come questo di Soul Pancake.
L’obiettivo dello studio è stato dimostrare che la gratitudine non è un concetto astratto e che la felicità è soprattutto un sentimento generato da emozioni positive nei confronti della propria vita. E si intende ambiente, lavoro, amici e famiglia. Avere la sensazione che la propria vita abbia un senso dà felicità. E tutte le vite hanno un senso.
I ricercatori di Soul Pancake hanno realizzato un video centrato proprio sul legame tra gratitudine e felicità. Hanno selezionato delle persone comuni a cui è stato chiesto di indicare la persona che ha, o ha avuto, il maggiore effetto sulle proprie vite. Una volta scritti i motivi di questa scelta, i partecipanti sono stati invitati a chiamare la persona interessata a cui hanno letto le proprie parole. Qualcuno è stato fortunato e ha parlato con l’interessato, qualcun altro ha letto le proprie parole a una segreteria telefonica, un signore si è rivolto a qualcuno che non c’è più.
Cosa è emerso? In primo luogo il disagio e l’imbarazzo nell’aprire il proprio cuore agli altri. Poi, una volta iniziato il processo di apertura, una sensazione di benessere e di felicità. Il solo scrivere cosa rende felici ha elevato il livello di felicità personale dal 2 al 4 per cento mentre chiamare la persona interessata esprimendo la propria gratitudine ha portato la felicità dal 4 al 19 per cento.
L’esperimento si è concluso con lacrime di gioia, sorrisi pronunciati, risate ed emozioni bellissime. L’insegnamento? Diciamo grazie, esprimiamo la nostra gratitudine a chi amiamo. Fa bene a noi e fa bene a chi la riceve.