Cronaca dal gruppo di Bologna
Milvia Comastri, che partecipa da Bologna a "Scrivere il romanzo che è in te", inizia una serie di post che mostreranno il dietro le quinte dei diversi gruppi italiani coinvolti nell'iniziativa. Ricordo che ogni lunedì vi sarà nel blog un post che parlerà di questa interessante avventura letteraria. Ecco le parole di Milvia.
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Quando ho deciso di aderire alla proposta di Morgan Palmas “Scrivere il romanzo che è in te”, devo confessare che il mio intento era puramente utilitaristico. Mi son detta che sarebbe stata una buona occasione per rimettere le mani su una mia creatura nata ben cinque anni fa, ma poi lasciata in una sorta di limbo, senza più cammino, senza evoluzione. Ma già dal primo incontro del nostro gruppo bolognese ho scoperto che questa iniziativa mi poteva dare altro. Non c’è più solo l’intento di veder crescere il mio figliolino abbandonato, ma c’è l’emozione di veder nascere altre creature, di partecipare in prima persona a questa nascita. Un po’ come essere in una sala parto, insomma. Dopo tre incontri posso affermare di essere fortunata ad appartenere a questo gruppo. Credo che ci siano tutti gli ingredienti perché il lavoro proceda nel migliore dei modi: l’entusiasmo, l’apertura mentale che consente ad ognuno di noi di accettare consigli, senza offendersi o rinchiudersi in se stessi, lo scambiarci eventuali esperienze di scuole di scrittura che qualcuno di noi ha frequentato, il credere in questo progetto. Ecco, sono convinta che siano queste le prerogative essenziali che i gruppi che partecipano all’… Operazione Morgan debbano avere. E la costanza, anche. Forse, quest’ultima qualità, è la più difficile, da tenere desta. Ma spero che ci riusciremo, a non farla addormentare. Siamo in sei, nel nostro gruppo bolognese. Qualcuno di noi già si conosceva, ma non tutti. E anche questo è positivo, secondo me. Se ci fossimo già conosciuti tutti, da prima, voglio dire, forse ci sarebbero stati meno stimoli e meno attenzione verso la scrittura dell’altro, conoscendo già il suo stile di scrittura, le idee, i contenuti magari abituali. Mi piace anche che a far parte della squadra ci sia un ragazzo, unico maschietto fra cinque signore che, come età, si aggirano nell’ampia gamma degli “anta”. Un apporto importante, quello di Fabio, perché è bene confrontarsi con chi può avere una mentalità diversa, anche sotto l’aspetto anagrafico. E ora un piccolo riassunto di come si sono svolti i nostri tre incontri.
Il primo è servito a conoscerci, ci siamo interrogati sul perché scriviamo, su cosa abbiamo scritto eventualmente in passato.
Già dal secondo incontro siamo passati alla fase operativa. Ci siamo raccontati a grandi linee la sinossi del nostro romanzo in fieri e ci siamo assegnati dei compiti: scrivere le schede dei personaggi (una sorta di loro biografia), la sinossi e la scaletta dei capitoli.
Per il terzo incontro abbiamo cambiato sede: non più a casa mia, ma in un giardinetto nel mio quartiere. È stato bello lavorare lì, mi sento di consigliare anche agli altri gruppi di starsene all’aria aperta e in mezzo al verde. I compiti non li avevamo eseguiti proprio da programma (cartellino giallo?), ma senza dubbio ci siamo fatti le idee più chiare su quanto vogliamo scrivere. Molto interessante è il fatto che i generi e le ambientazioni che ci proponiamo di affrontare siano diverse: dal poliziesco di Raffaella, a un romanzo che parla, in maniera costruttiva, di adolescenti e di musica in maniera molto filmica (Fabio), a una storia dove avrà un ruolo importante l’astrologia (Laila) a una saga familiare (Milvia). Mirella (che è andata in vacanza e ha partecipato solo alla prima riunione) ci farà vedere, probabilmente, l’ultima guerra attraverso lo sguardo di una bambina. E Rita, che ci segue per ora via mail, avendo avuto un incidente, ma che ha stoicamente assicurato che parteciperà al prossimo incontro, ha preannunciato che il suo romanzo parlerà di amore e di una città, e che si svolge negli anni ’80.
In attesa del quarto incontro abbiamo deciso di inviare via mail (ognuno a un componente del gruppo) le prime sei cartelle del nostro lavoro, per accelerare un po’ i tempi, dato che poi qualcuno andrà in vacanza. Così quando ci incontreremo discuteremo sulle letture fatte, e ci scambieremo poi altre sei cartelle.
Naturalmente, in questa avventura, non siamo soli: le lezioni di Morgan e di Geraldine sono un validissimo supporto, nel nostro cammino. Siamo molto interessati al filo conduttore delle lezioni di Geraldine, che è la neuroscienza legata alla scrittura: capire il perché e il come della scrittura credo che sia fondamentale. Io, poi, di neuroscienza, non sapevo proprio nulla. Ugualmente importanti le lezioni di Morgan. Scrivere bene un testo non significa solo scriverlo in maniera corretta dal punto di vista grammaticale e sintattico, ma pure presentarlo bene nell’aspetto grafico. Le indicazioni di Morgan quindi sono utilissime, e non bisogna assolutamente sottovalutarle, soprattutto se, una volta che avremo ultimato il nostro romanzo, vorremo spedirlo a qualche editore. E, d’altra parte, non è forse questo lo scopo dell’iniziativa “Scrivere il romanzo che è in te”?
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