Ornella Nalon è nata a Mira , una ridente cittadina della riviera del Brenta, in provincia di Venezia ove, tutt’ora, risiede.
- Come si scrive per i giovani?
Premetto che io ho scritto due libri rivolti alla terza infanzia, ossia a bambini tra i sei e i dieci anni. Questa è un’età in cui si passa da una realtà incentrata prettamente sulla scoperta attraverso esperienze di gioco a un’altra, in cui si cominciano a mettere in pratica e si affinano le nozioni acquisite da quelle stesse esperienze. E’ l’età in cui il bambino affronta la scuola; momento importante per il processo della sua socializzazione che tende ad allentare il legame con i genitori per includere anche il mondo esterno. Da questa importante tappa, inizierà e si svilupperà la sua emancipazione che gli consentirà di gettare le basi per la sua futura personalità. Una volta tenuto presente questo, è piuttosto facile immaginare quali siano i temi più adatti ai giovani di questa età: non soltanto favole che raccontano di maghi, di fate e folletti, ma storie più concrete, legate maggiormente alla loro realtà.
- Come si sceglie una particolare tematica?
Nel mio caso, sia per i bambini che per gli adulti, scrivo a “illuminazione” ossia, partendo da uno spunto che mi arriva di getto e che poi elaboro. E’ chiaro che, se l’idea iniziale è una storia d’amore, ne dovrò trarre, per forza di cose, un romanzo rivolto ad adulti. Al contrario, se sento il desidero di raccontare la storia di un cane, oppure di un abete, formulo il mio racconto per il pubblico adatto.
- Quali sono le maggiori difficoltà che si riscontrano?
Parlare a dei bambini non è facile come può sembrare. Sono estremamente sensibili e ricettivi e non hanno ancora sviluppato appieno la facoltà di un giudizio critico, per cui si corre il rischio di lanciare loro dei messaggi diseducativi o non particolarmente etici. Anche il linguaggio dovrebbe essere ben valutato, in modo che sia a un livello adatto alla loro capacità di comprensione.
- Perché scegliere di scrivere proprio per i giovani?