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Scrivere narrativa: come adattare la struttura in 3 atti in un racconto interattivo

Creato il 06 novembre 2015 da Scrid
Posted on 6 novembre 2015 by in corsi di scrittura, scrittura creativa | Leave a comment

Un racconto può definirsi avvincente quando cattura e mantiene alta l’attenzione del lettore, trascinandolo in un vortice di emozioni, tanto da fargli sentire, alla fine, di aver avuto un’esperienza utile e soddisfacente. Come si traduce tutto questo nell’economia di una narrazione interattiva? Ovvero, cosa rende un racconto interattivo avvincente e soddisfacente?

Nello sviluppo di una storia lineare, è lo scrittore a scegliere trama, personaggi e sequenze, al fine di trasmettere il suo messaggio al pubblico, enfatizzando questo o quel particolare per sottolinearne il significato. E’ lui a stabilire su quale particolare dovrà focalizzarsi l’attenzione del lettore.

Invece, la grande attrazione di una narrazione interattiva risiede nella possibilità di partecipare direttamente l’azione, modificando perfino il corso degli eventi con le proprie scelte, senza per questo alterarne la forza drammatica.

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Se riduciamo un racconto ai minimi termini, non troviamo altro che un personaggio, o un gruppo di personaggi, per cui sviluppiamo empatia perché come noi sono alla ricerca di qualcosa, un obiettivo da raggiungere, un bisogno da soddisfare, ma vengono continuamente ostacolati da forze antagoniste, con opposti interessi e obiettivi. Questi rapporti di forza si svolgono all’interno di una struttura ben precisa; la classica in tre atti.

Tutto ciò che non contribuisce allo sviluppo di questo modello di solito viene visto come un’irritante e inutile intrusione. Solo che quando si crea un racconto interattivo, molti degli elementi drammatici passano nelle mani del lettore: il punto di vista, l’impostazione, l’ordine degli eventi, vengono stabiliti in base alle azioni del pubblico.

Il compito dello scrittore diventa, allora, quello di riuscire ad ottenere un buon livello di interattività, mantenendo salda la struttura generale della storia. Ciò significa lasciare libero il lettore di esplorare liberamente l’ambiente in cui si svolgono gli eventi e di comunicare con i personaggi secondari.

Un modo potrebbe essere quello di organizzare azioni e dialoghi per livelli: esposizione, complicazione, climax, risoluzione e conclusione. In altre parole, il partecipante può esplorare i vari ambienti e incontrare i personaggi entro i limiti della struttura drammatica.

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Ad esempio, se ci troviamo nel primo atto, ogni situazione dovrà focalizzarsi sull’introduzione dei personaggi, del tema e prefigurare un qualche conflitto. Quando l’incidente sarà avvenuto, gli eventi ambientali e le azioni dei personaggi riguarderanno esclusivamente il conflitto, e così via, fino all’ultimo atto. In questo modo si riesce a creare un elevato grado di non linearità, pur mantenendo un controllo sufficiente sulla struttura.

Il segreto è basare tutta questa costruzione su forti elementi di suspense. Questioni secondarie, obiettivi, o problemi imprevedibili, dovrebbero ripetersi scena per scena e sovrapporsi all’elemento di suspense principale, al fine di assicurare l’interesse momento per momento. Se il pubblico non riesce a concentrarsi su ciò che sta accadendo, su ciò che viene detto e fatto in un preciso istante, tutto è perduto.

La grande forza di una storia – interattiva o no – risiede nella capacità di creare empatia. Quando un dramma è di successo, il pubblico è continuamente sospeso tra uno stato di consapevolezza e di emozione. E la narrativa interattiva offre ad uno scrittore il vantaggio di poter interpretare gli input del lettore, adattando l’azione alla sua personalità e all’intento del momento.

FONTE: Gamasutra.com, “Adapting the Tools of Drama”.


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