Una brevissima ricerca con google fa emergere fiumi di domande di questo tipo e altri fiumi di risposte simili. Per fortuna non solo, alcune risposte sono articolate e intelligenti.
Innumerevoli sono anche i testi sull’argomento, decaloghi e vademecum sull’infausto lavoro dello scrittore, ma tra i consigli dispersi quasi mai si fa riferimento agli studi autorevoli della linguistica o della semiotica.
Ancor meno si parla di alcuni “trucchi” linguistici volti a migliorare la comunicazione, anzi la trasmissione del messaggio, obiettivo di chi scrive o vuol scrivere.
Non è un dato molto conosciuto, ma è meglio annotarlo tra le cose da evitare: l’avverbio in “-mente” è dannoso, evoca nel lettore l’idea che lo scrittore stia mentendo. Le congiunzioni disgiuntive non vanno usate a caso. O e oppure agiscono guidando il lettore all’epilogo, a prescindere dalla via imboccata. I predicati di consapevolezza – per esempio, sapeva che… – sono strumenti che spingono chi ci legge ad accettare il nostro messaggio. E tutti sappiamo che questo è essenziale nel compito di uno scrittore.
Attenzione, però, nemmeno i ma, mentre, quando, perché, se, allora sono prezzemolo. Essi stabiliscono relazioni tra ciò che sta avvenendo e qualcosa che vogliamo avvenga. E, mentre, e non sono forme delicate e creano una sequenza di immagini sullo stesso piano; il ma crea una relazione più brusca.
No, non basta avere l’idea, né pigiare dei tasti, e, certe volte, nemmeno leggere… Serve anche rendersi conto che scrivere è comunicare!
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