Scrivere un romanzo: la ricerca della mia strategia

Da Anima Di Carta
Esistono tre regole per scrivere un romanzo. Purtroppo, nessuno sa quali siano. 
(W. Somrset Maugham)
Esistono delle regole per scrivere un romanzo? A giudicare dai tanti consigli che si trovano in rete e dalla moltitudine di guide e manuali pubblicati, si potrebbe dire di sì. Ed è anche vero che quando ci si imbarca in questa avventura, ben vengano tutti i suggerimenti che possano aiutarci a trovare la strada per esprimere al meglio ciò che vogliamo dire e per arrivare alla fine del viaggio sani e salvi. 
Eppure, nel corso degli anni sono arrivata a convincermi che non esistano delle regole universali e che ognuno debba adattare quelle messe a punto dagli esperti al proprio modo di essere e al tipo di storie che crea. Anche i consigli che vengono elargiti con tanta facilità (scrivi tutti i giorni, taglia in fase di revisione, ecc.) sono in realtà da prendere con le pinze, perché non siamo tutti uguali e ciò che è vero per qualcuno è sconsigliabile per qualcun altro.
In particolare, penso che ogni scrittore abbia il suo metodo di lavoro, quell'insieme di specifiche procedure che gli permettono di passare dall'idea nebulosa che affiora nella sua testa, al romanzo scritto. Io sto ancora cercando il mio.

In cerca di un metodo


Il metodo che finora ho seguito (se tale si può definire) è stato tutto un montare, smontare e rimontare, facendo tentativi per trovare una sequenza di eventi che funzionasse e mi convincesse. La prima stesura mi è sempre servita per capire che tipo di storia volessi scrivere, la revisione per scriverla. Come potete immaginare si tratta di un lavoro di mesi, per non dire di anni. La parte razionale di me non approva affatto questo modo di procedere e ha iniziato da tempo a cercare un'altra strada, più rapida e soprattutto che non comporti tanti momenti di frustrazione. 
Tuttavia, sto scoprendo che i sistemi di progettazione pura non fanno per me. Ho bisogno di sentirmi libera quando scrivo, senza le gabbie troppo strette che comporta una pianificazione a tavolino. Non potrei rinunciare ai momenti di improvvisazione e ispirazione che mi fanno amare la scrittura, alle idee e ai colpi di scena che mi vengono in mente strada facendo, alla meravigliosa sensazione di far quadrare ogni elemento in un tutto armonico. Scrivere con una scaletta predefinita o una sinossi a monte diventerebbe un compilare. Inoltre, un approccio così freddo mi allontana dai personaggi, mi fa sentire un burattinaio, mentre preferisco considerarmi un semplice testimone. In qualche modo resto convinta che la storia sia già dentro di me e io devo solo svelarla scrivendo.
Credo che il processo della scrittura sia un'attività molto simile al cucinare, ognuno lo fa secondo il suo modo di essere: c'è chi segue fedelmente le ricette, chi se le inventa di sana pianta, chi le studia e poi le modifica adattandole all'estro del momento. Io appartengo a questa terza categoria, devo sperimentare, personalizzare, improvvisare.
A settembre ho cominciato a lavorare al romanzo attuale, partendo da una storia che volevo migliorare, ed è cominciato anche il lavoro di ricerca di una metodologia nuova che mi portasse a procedere in modo soddisfacente e abbastanza rapido, senza sacrificare il mio bisogno di libertà. Per il momento ho trovato tre sistemi che mi sono stati molto utili. Per tutti devo ringraziare il saggio di scrittura che sto leggendo, Inizio, sviluppo e finale di Nancy Kress, un libro di cui vi parlerò di sicuro a lungo perché lo trovo ricchissimo e di grande aiuto.

La lista degli obiettivi dei personaggi


Fare un elenco di cosa vogliono tutti i personaggi è stata la prima cosa che mi ha portato sulla strada giusta per questo romanzo. Prima di tutto perché mi ha chiarito le idee sui personaggi, poi perché mi ha aiutato a impostare la trama. Sono nate molte idee, soprattutto nel constatare come i personaggi volessero cose diverse e spesso in contrasto tra loro, generando conflitti e reazioni a catena.
Accanto agli obiettivi ho anche aggiunto perché volessero quella determinata cosa, mi è sembrato importante non sottovalutare le motivazioni.
In questo modo si eliminano anche i personaggi inutili e quelli che sembrano fare solo da spalla al protagonista.

La scaletta "in corso d'opera"


Molti parlano di scrivere una sinossi, una trama di massima o una scaletta di eventi, prima ancora di gettarsi nella stesura. Il sistema che sto seguendo è un compromesso tra questo e il procedere senza un piano, ovvero compilare la scaletta strada facendo, man mano che scrivo, portandomi di volta in volta sempre un po' più avanti. Mi è utile per gettare un po' di luce sul cammino e controllare la coerenza. Sono partita definendo inizio e finale. Ho aggiunto alcuni eventi all'inizio, poi altri e così via. Ora sono al climax della storia, mi manca da dettagliare la parte finale, ma il grosso è fatto.

Distinguere eventi e scene


Individuare cosa succede nella storia è diverso rispetto all'individuare le scene da usare per narrarla. Magari un'idea dei fatti ce la siamo fatta, ma questo non significa sapere quali di questi eventi meritano una scena e quali no, e tanto meno l'ordine con cui presentarli. Dopo aver determinato alcuni punti nella scaletta, ho quindi deciso cosa drammatizzare e cosa lasciare dietro le quinte, magari facendolo raccontare ai personaggi o trovando un escamotage per informare il lettore.
In conclusione, la mia strategia è ancora in fase di definizione, sto facendo soprattutto delle prove per capire cosa funziona e cosa no. Intanto, sperimento e questo mi piace!
E voi avete già individuato il vostro metodo per scrivere un romanzo?

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