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Scrivere un romanzo: tutti i miei sbagli (parte 2)

Da Anima Di Carta

Scrivere un romanzo: tutti i miei sbagli (parte 2)

Vignetta di Massimo Cavezzali

Accogliendo un meme di Pennablu, qualche giorno fa ho cominciato a raccontarvi le mie avventure scrittorie nell'ambito della narrativa.
Se vi siete persi la prima parte, la trovate qui.
Dunque, dove ero rimasta? Sì, ai miei tentativi falliti di scrivere un romanzo.
Avevo circa 35 anni quando decisi di riprovare. La scrittura giornalistica non mi soddisfaceva, sentivo il bisogno di raccontare storie. Presi la decisione di riprendere a scrivere da un giorno all'altro e ciò mi portò delle emozioni così intense che ancora le ricordo bene.
Nacque così la prima versione di GdI (acronimo del titolo), romanzo esoterico che ho terminato di riscrivere in toto nel luglio scorso. Questa prima stesura, infatti, era del tutto insoddisfacente, anche se è stata un'esperienza fondamentale.
Cosa non funzionava?
  • Poca attenzione per la trama, eccessivo focus sui personaggi. Ancora fresca di manuali di scrittura, in quella versione ho dato un grande rilievo ai personaggi, raccontando moltissimo di loro, senza curare abbastanza lo svolgimento della storia, troppo debole e soffocata da cose secondarie.  
  • Troppi personaggi. Ne ho tagliati almeno la metà nella seconda stesura. Erano una vera folla all'inizio. A che ne servivano così tanti? Solo a confondere il lettore. E me per fare esperimenti.
  • Molto infodump. Non facevo nessuna selezione sulle informazioni che scrivevo. Anche qui sicuramente ho fatto esperienza di scrittura, ma il risultato finale era inaccettabile.
  • Punto di vista sbagliato. Questo è stato il primo aspetto che ho modificato radicalmente nella seconda versione. Nella prima, saltavo a destra e a sinistra da un punto di vista a un altro e c'erano persino delle scene con narratore onnisciente. Un gran guazzabuglio.
  • Aspetti autobiografici non ben integrati. Le vicende raccontate si ispiravano a situazioni vissute da me, naturalmente portate su un piano totalmente fantastico. Attingere a qualcosa di autobiografico è sempre rischioso. L'ho imparato a mie spese strada facendo, ma soprattutto in seguito, quando ho affrontato di nuovo questo romanzo. Occorre una grande maturità e tanto distacco per usare qualcosa di vissuto. Questi elementi li ho completamente rimossi nella seconda stesura.

Nel frattempo avevo letto diversi manuali di scrittura e cominciavo a ragionare di più anche sulle storie, tentando di "studiarle". La lettura di libri tecnici sulla scrittura mi aveva dato moltissimo, al di là della mia applicazione goffa e imperfetta, soprattutto portandomi a capire come esprimere le confuse idee che avevo. Il romanzo successivo nacque quindi da una maggiore consapevolezza, ma non per questo evitai errori. Approdai così a I Custodi del Destino, romanzo che poi avrei pubblicato. Oggi mi sento totalmente disincantata nei suoi confronti e posso dire che di cose da mettere a punto ce ne sarebbero molte, qui vi parlo di quelle principali.
  • Poco approfondimento. Tutti gli infodump del romanzo precedente mi avevano portato a cambiare completamente rotta e ad adottare uno stile molto più asciutto, concentrandomi sugli aspetti più importanti di personaggi e situazioni. Oggi capisco che invece c'era molto da approfondire, e farlo avrebbe giovato moltissimo.
  • Volare basso. Consapevole che l'argomento della reincarnazione sia ostico e mal visto da tante persone, ho preferito puntare a un pubblico ampio, perché i concetti fossero accessibili a chiunque. A posteriori penso che questo sia stato un errore, soprattutto sulla base delle tante persone che hanno letto il libro e con cui ho avuto modo di confrontarmi. Avrei dovuto essere più coraggiosa. 
  • Evitare scene impegnative. Questo è un altro di questi aspetti che si capisce solo facendo esperienza. Magari non ne siamo consapevoli, però, in alcuni casi tendiamo a saltare tutte quelle situazioni che ci metterebbero in difficoltà, e che invece meriterebbero ampio spazio. Infatti, il lettore vuole essere coinvolto proprio in quei casi. A mente fredda so che c'erano scene che avrei dovuto drammatizzare e non limitarmi a raccontare "quando tutto era già successo".

A 40 anni tondi, mentre pubblicavo il mio primo romanzo, ho cominciato a scriverne un altro, per la precisione quello che in questo periodo sto rivoltando come un calzino: Bnb (altro acronimo, chissà perché i miei titoli sono tutti di tre parole). Si tratta di un noir con elementi paranormali.
Credo qui di aver fatto un errore fondamentale, che ovviamente ha trascinato con sé molti problemi.
  • Fretta. Per scrivere una storia ci vuole tempo e impegno, occorre armarsi di pazienza. Ho scritto questo romanzo, invece, presa dalla smania di finire, soprattutto perché avevo il proposito di mandarlo a un concorso. Oltre a capire che non era il concorso giusto, dopo mi sono resa conto che la trama meritava di essere ampliata, perché le basi c'erano. Nel riprenderlo in mano, sto approfondendo personaggi, trama, ambientazione e introducendo nuovi punti di vista.

L'ultimo nato della famiglia è la seconda versione di GdI, romanzo che pur essendo venuto fuori dalle ceneri della versione scritta anni fa, si può considerare totalmente nuovo.
Dal momento in cui misi la parola fine passarono molti anni, e solo allora mi accorsi che quel romanzo per me aveva ancora molto da dire, ma necessitava di essere riscritto in modo radicale. C'è voluto un enorme impegno e coraggio per farlo, e la creazione di una trama per niente lineare mi ha insegnato così tanto che nessun manuale avrebbe potuto fare altrettanto.
Forse è ancora presto per dire cosa non va, nel frattempo mi sono affidata al parere di ben quattro lettori-cavia. Questa però è un'altra storia, che forse meriterebbe uno spazio a sé...

Tirando le somme


Secondo me, c'è una cosa a cui non si pensa quasi mai, quando si comincia a scrivere, e cioè a cosa vuole il lettore. Siamo troppo focalizzati su quello che interessa a noi. Credo che si impari solo con il tempo a considerare "chi c'è dall'altra parte" e ad averne rispetto.
Ho ancora moltissimo da imparare e di errori ne farò ancora tanti, per ora sono contenta di aver avuto modo di ripercorre tutto questo con voi, sperando di non avervi annoiato.
Il giudizio viene dall'esperienza, e l'esperienza viene dai giudizi sbagliati.
(Simon Bolivar)

Hanno aderito al meme di Pennablu anche:
Lisa Agosti - La mia esperienza con la scrittura
Chiara Solerio - La storia della mia scrittura. Imparare sbagliando
- Giuseppina Oliva - Dodici anni di errori e di continui tentativi
Marco Freccero - I miei errori di scrittore




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