[Attenzione! Possibili spoiler della trama!]
Non lo so.
Credo che un libro non fosse capace di lasciarmi così basita da un bel po’.
Non so neanche dire se mi sia piaciuto o meno.
Provo a fare un po’ di ordine.
Che tu sia per me il coltello è un romanzo epistolare, a una voce, nel senso che per 2/3 del libro leggiamo solo le lettere di Yair, e possiamo solo intuire le risposte di Myriam.
E per questi 2/3 di libro assistiamo a un aumento della follia.
Un climax crescente, un’autocelebrazione di Yair che ti porta a odiarlo, a considerarlo in realtà un uomo da poco. Un uomo che colleziona avventure solo perché gli piace sentirsi “amato”, al centro dell’attenzione.
Il punto massimo di questo climax folle è una lunga, delirante lettera da Tel Aviv.
Yair non nomina mai l’amore, non nei confronti di Maya, la moglie, non per il figlio, non per le sue amanti, non per Myriam.
Nella sua lettera-fiume parla di “fusione nell’altro”, immagina il rapporto sessuale con Myriam e la compenetrazione dei loro corpi. E le anime? Come può Yair intrecciare una relazione epistolare con Myriam e tagliarla fuori dall’anima?
Proprio quella che è più vulnerabile in assenza di contatti fisici.
All’apice della follia di Yair e del suo abbandono, troviamo finalmente Myriam, la sua voce, le sue parole, i suoi sentimenti. Perché Myriam, invece, quell’amore ha iniziato a provarlo per lui: l’assenza di quel contatto fisico l’ha portata a disegnare Yair a suo modo, a renderlo adatto a lei, perfetto per quel momento della sua vita.
La fine del libro è caotica. L’incontro, tanto atteso e tanto voluto a fasi alterne, avviene, ma non è quello che ci si aspetterebbe.
Anche Myriam arriva all’apice della sua follia. Proprio mentre Yair si rivela definitivamente per quello che è, un immaturo narcisista, Myriam smentisce l’immagine di donna forte e indipendente e accetta da lui ogni trattamento.
Non lo so. Non so se mi è piaciuto. Non so se Grossman abbia scelto la follia giusta per rappresentare un rapporto così sui generis.
Non so neanche quante stelle dargli alla fine.
Bello, in fondo.
Ma pessimo.
Scritto bene.
Ma confusionario.
In un gruppo di persone, un uomo nota una donna sconosciuta che sembra volersi isolare dagli altri. Yair, commosso da quella che egli interpreta come un’impercettibile e ostinata difesa, le scrive una lettera, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo. Più che una proposta è un’implorazione e Myriam ne resta colpita, forse sedotta. Un mondo privato si crea così fra loro e in questo processo di reciproco avvicinamento Yair e Myriam scoprono l’importanza dell’immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle parole. Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno aprendo un varco dentro di lui, chiedendogli con imperiosa delicatezza una inaspettata svolta interiore. Romanzo avvolgente e “impudico” di uno dei più grandi autori contemporanei, Che tu sia per me il coltello mostra a ognuno di noi quanta strada e quanto coraggio occorrano per arrivare a toccare con pienezza l’anima (e il corpo) di un altro essere umano.
Titolo: Che tu sia per me il coltello
Autore: David Grossman
Traduttore: Alessandra Shomroni
Edizione: Oscar Mondadori, Formato Kindle, 2010