I brutti voti del primo quadrimestre sono un allarme che non riguarda soltanto Rimini. Il dato locale lo avete letto nel bel
servizio del numero scorso, intitolato "Pagelle da incubo". In contemporanea sui quotidiani nazionali uscivano le informazioni diramate dallo stesso Ministero della Pubblica (d)istruzione, con la
dotta citazione d'uno sconfortante studio sui temi svolti alla Maturità. I nostri studenti che s'avviano al lavoro (se lo trovano in Australia) od all'Università (se non le chiudono per mancanza di
fondi), dovrebbero ripartire da zero, almeno per non collocare il povero Leopardi nel primo Settecento.
Già anni fa il Magnifico Rettore di Bologna dichiarava che moltissime matricole di Medicina faticano a comprendere il senso dei libri su cui debbono applicarsi. Non mi preoccupa il libro che può
essere maltrattato dai ragazzi, all'insegna del vecchio motto "Se non ti spieghi, ti faccio la faccia nera". Mi angoscia la questione che quei ragazzi, impossessatisi della Laurea, esercitino la
professione in maniera tale da farci neri della loro ignoranza.
Da vecchio, tormentato studente che ha avuto anche una lunga, ereditaria parentesi nell'insegnamento, mi permetto di difendere i ragazzi, anche perché mi sembra una moda troppo forcaiola quella
di tirargli sassate e pernacchie, soprattutto da parte di chi per primo dovrebbe agire allo scopo di eliminare lacune ed errori nelle preparazioni individuali.
Ed allora, se permettete, rovescio la prospettiva. Partendo dal fondo, dalle solenni parole di un consulente scientifico del Ministero che in poche righe di colonna di giornale ha messo assieme
un discorso altamente di cattivo suono (o cacofonico come dicono i dotti), fatto con questi termini: organizzazione, gerarchizzazione, argomentazione, padronanza. Voleva semplicemente (ne siamo
sicuri?) dire che i giovani studenti oggi non sanno mettere logicamente in fila le loro idee e comprendere se quello che dicono è una serie di balle oppure non lo è.
Egregi ed illustri tecnici ministeriali, dato che "nessuno nasce imparato", sarebbe forse il caso di chiedersi se la nostra Scuola non sia una Maestra piuttosto cattiva che saggia. Non mi è mai
piaciuto il tiro al piccione ad occhi bendati diretto agli studenti, nella convinzione che tanto dove si piglia, si piglia bene. E mi rattrista di leggere le storie di brillanti carriere che poi
si svolgono soltanto all'estero, perché si sa come vanno le cose qui da noi. [Anno XXXI, n. 1074]
Antonio Montanari
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"il Ponte", settimanale di Rimini,
25.03.2012