Nel decreto appena approvato è prevista la possibilità di esonerare gli alunni disabili in quanto non in grado di seguirle. Il frontman della band Elio e le storie tese, padre di un bimbo autistico: «Mettendo il ragazzo fuori dall’aula, lo si esclude a priori»
Il Miur ha diffuso il testo del decreto 187 del 29 dicembre 2020, con il quale stabilisce le regole per l’assegnazione delle ore di sostegno e ridisegna il PEI. La sigla sta per Piano educativo individualizzato ed è il documento che determina il programma didattico degli alunni con disabilità. Secondo alcune associazioni, la nuova norma fa fare alla scuola italiana un passo indietro nel percorso verso l’inclusione. Al loro fianco c’è anche Stefano Belisari in arte Elio. «La mia idea è che si cerchi di formalizzare quello che in tantissimi casi avviene già: ci si arrende di fronte alla possibilità di intervenire su questi ragazzi affinché migliorino. Perché questo richiede un grande impegno e una grande competenza. E dalla mia esperienza posso dire che, purtroppo, tutte e due mancano». Il leader del gruppo Elio e le Storie Tese è preoccupato al pari di molti altri genitori di alunni disabili dalla possibile marginalizzazione del ruolo della famiglia nella definizione dei percorsi formativi dei loro figli, e dalla riduzione del tempo scuola.
Esonerati = discriminati
La questione più spinosa è, infatti, quella dell’esonero. L’ipotesi viene contemplata dalle linee guida per la redazione del nuovo PEI per gli studenti disabili delle scuole superiori. In pratica, si decide che lo studente non è in grado di seguire determinate lezioni. Prosegue Elio: «Mettendo il ragazzo fuori dall’aula, come in alcuni casi già purtroppo avviene, elimini il problema. Fin dall’inizio stabilisci che quello studente non può imparare». È un’impostazione discriminante? «Certo. È come dire: insegnare a questi ragazzi è impossibile. Questi studenti, chi più, chi meno, potrebbero migliorarsi se solo ci fosse un maggior impegno e una migliore organizzazione che, evidentemente, non c’è la volontà di costruire. Invece di esonerare gli studenti dovremmo fare in modo che gli insegnanti di sostegno siano sempre all’altezza del compito che gli è stato assegnato».
Lo spettro delle classi differenziali
«La cosa è paradossale – spiega Evelina Chiocca, del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno – poiché il loro programma di studi è già un “abito sartoriale”, costruito su misura delle loro capacità. Nonostante ciò, decidiamo che durante tedesco o fisica sono esonerati dal seguire, dallo stare in classe con i compagni. E che facciamo, li mandiamo a casa o mettiamo gli studenti esonerati in un’unica aula, ricreando le classi differenziali? Non stiamo dicendo che lo studente con disabilità debba fare fisica a tutti i costi. Durante le ore di fisica seguirà i suoi obiettivi, ma lo farà quanto più possibilmente con il resto della classe. Se i suoi compagni fanno 28 ore anche lui ha diritto a 28 ore».
«Scelta eccezionale»
Le linee guida specificano che l’esonero «deve costituire una scelta eccezionale derivante da impedimenti oggettivi o incompatibilità, non da mere difficoltà di apprendimento». Rimane però, secondo i critici, un messaggio fuorviante per famiglie e compagni di classe. Anche la FISH, la Federazione italiana superamento handicap, si era espressa contrariamente all’ipotesi dell’esonero, commentando la precedente bozza del decreto. «Siamo contrari – aveva dichiarato a Corriere.it, Salvatore Nocera – La normativa prevede un esonero parziale dei contenuti di talune discipline. Ma l’esclusione da alcune materie non ci va bene. L’esonero totale ci sembra una discriminazione lesiva delle capacità della persona».
L’ambiguità del «GLO»
Rimane ambigua, infine, la definizione del GLO, il Gruppo di Lavoro Operativo. L’organismo composto dal dirigente scolastico, gli insegnanti, la famiglia e i professionisti dell’Asl è deputato alla elaborazione del PEI. In una prima bozza si era ipotizzato di trasformarlo in un organo collegiale. Cosa avrebbe comportato? L’adozione di deliberazioni con votazioni a maggioranza, di fatto mettendo la famiglia in una posizione di inferiorità. Il riferimento alle votazioni è scomparso dal testo definitivo del decreto ma rimane l’ambiguità sul processo di approvazione. Se il dirigente scolastico dovesse optare per la votazione, la famiglia potrebbe essere di fatto esclusa dal condividere il percorso didattico del figlio.
Articolo pubblicato il 19 gennaio 2021 su Corriere.it