Quello che accade nel Teatro Lirico di Cagliari ha tutti gli ingredienti dello scandalo e anche della farsa. Una sovraintendete che, non avendo partecipato alla manifestazione di interesse, ha assunto l’incarico dopo una nomina contestata, un Ministero che considera “non formalmente coperto” l’incarico, un Sindaco-Presidente che ha ritenuto di infischiarsene di una quarantina di manifestazioni di interesse, promuovendo una nomina “intuitu personae”, un consiglio comunale di Cagliari che assiste sbigottito alla vicenda. E tuttavia non accade nulla. Nulla per correggere la situazione: non dal Ministero, che dopo aver minacciato il commissariamento osserva un silenzio tombale; meno che mai dal Sindaco-Presidente; non dal partito di maggioranza relativa al comune di Cagliari che pure avrebbe interesse a proteggersi dalle critiche dei suoi stessi elettori. Nulla accade neanche per la programmazione della stagione lirica 2013, che tutti i teatri italiani hanno da tempo concluso; proprio nell’anno del centenario della nascita di Verdi e Wagner, nella migliore delle ipotesi il Teatro Lirico di Cagliari sarà costretto a raccogliere ciò che rimane sul mercato. Insomma questa istituzione cagliaritana sta vivendo una lunga e penosa agonia. Come uomo di sinistra mi colpisce la serie impressionante di atti che, senza entrare nel merito di reati o di irregolarità formali, calpestano la trasparenza e la decenza, che pure dovrebbero contraddistinguere la nuova amministrazione; mi colpisce la delusione e l’indignazione di chi l’ha votata e sostenuta; mi colpisce la miserabile contrapposizione dei lavoratori del lirico ai lavoratori delle industrie. Per me i lavoratori, sul piano dei diritti, sono tutti uguali. Quelli del Lirico, come quelli di Portovesme o di Portotorres, hanno il sacrosanto diritto di non vedere cancellato il loro lavoro e umiliata la loro professionalità. Un grande merito va dato ai lavoratori del Teatro Lirico. Si comportano in modo composto, determinato ed esemplare: non difendono solo il loro posto di lavoro, che ovviamente è importante e riguarda principalmente loro, difendono anche il loro lavoro, che è altra cosa e che riguarda tutti; lo fanno senza mai turbare la programmazione del teatro, anzi lavorano come e più di sempre per allestire gli spettacoli e le attività previste; lo fanno in modo unitario, attraverso la Rsu, senza farsi condizionare dall’esistenza di diverse sigle sindacali; lo fanno puntando sempre al nocciolo delle questioni, senza lasciarsi sviare da considerazioni politiche o da rapporti personali, quando chiedono l’apertura delle manifestazioni di interesse oppure la nomina di un commissario. Nel frattempo vi sono ricorsi alla magistratura da parte dei sindacati dei lavoratori del teatro e al Tar da parte di alcuni interessati che, loro sì, avevano presentato manifestazioni di interesse cestinate senza ragione. Come troppo spesso accade in Italia, la magistratura viene chiamata a raddrizzare storture che la cattiva politica non riesce a correggere, spesso le provoca e le lascia marcire. Possiamo allora parafrasare l’antica invocazione di chi chiede giustizia. Senza confondere le grandi tragedie della storia con la piccola farsa cagliaritana, possiamo chiedere: c’è un giudice a Cagliari ? Forse c’è un’altra strada per i lavoratori del lirico per farsi sentire. La loro voce è la musica. Un bel concerto, in piazza, sotto i palazzi del potere, forse aiuterebbe l’opinione pubblica a capire più di tante parole. maurandi.
SARDEGNA QUOTIDIANO
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