Se chiudo gli occhi
di Simona Sparaco
Titolo: Se Chiudo gli occhi
Autore: Simona Sparaco
Edito da: Giunti Editore
Prezzo: 13.60 €
Genere: Romance
Pagine: 272 p.
Trama: Viola nella vita ha imparato molto bene una cosa: a nascondersi. Abiti di una taglia sempre troppo grande, un lavoro che non le dà alcuna soddisfazione e ben lontano dalle sue passioni di bambina, un bravo ragazzo come marito, con cui però, forse, l’amore non c’è mai stato. Poi un giorno, mentre sta sviluppando rullini di gente infelice al centro commerciale, si fa largo tra la folla un uomo alto e dinoccolato, ancora bello nonostante l’età: è suo padre, l’artista famoso, l’irregolare, l’eterno bambino. È tornato, è venuto a cercarla per proporle un viaggio nelle Marche, la loro terra d’origine, e per dirle una cosa molto importante. Ma come fidarsi un’altra volta dell’uomo che l’ha abbandonata? Come credere di nuovo a una delle sue funamboliche storie? La tentazione è troppo forte e Viola accetta. Un segreto custodito per anni condurrà padre e figlia alle pendici dei Sibillini dove Viola sarà travolta da una nuova forza e una nuova luce, proprio come il cielo di quei posti. È un viaggio magico se il prezzo della felicità è abbandonarsi con gli occhi chiusi al potere della vita e all’amore che è pronto ad accoglierci.
Viola e Oliviero. Figlia e padre. Commessa in un negozio di fotografia lei, artista rinomato in tutto il mondo lui. Due persone che hanno vissuto tra incomprensioni, distanze, promesse mancate. Una famiglia divisa dall’arte e, infine, da questa riunita.
La storia, come avrete intuito, è incentrata principalmente sul rapporto tra Viola e il padre, e dedicata al suo recupero. Ambientata sulle curve dei monti Sibillini, nelle Marche, i due protagonisti ci guidano nella matassa dei loro ricordi, rancori, parole non dette, per portare Viola verso il perdono, unica via possibile per conoscere nuovamente quel padre che l’aveva dimenticata e rimettere insieme i frammenti del proprio io ferito e indurito dal gelo e dall’assenza.
Viola verrà a conoscenza dell’intero passato di suo padre, del perché c’è stato tanto dolore e tanto peso nella loro vita familiare, del perché suo padre avesse lasciato lei e sua madre. La giovane donna si renderà conto che i segreti dei genitori a volte non sono così belli da portare alla luce.
La Luce è tutto ciò che le opere di Oliviero vogliono mostrare, specialmente le sculture che, a seconda di come vengono illuminate, si mostrano in un modo anziché in un altro. Viene utilizzata come collegamento tra i periodi di declino e di rinascita dell’artista (dopo l’Oscurità l’artista risorge nella Luce).
La leggenda del monte Sibilla fa da cornice al passato di Oliviero.
La Sibilla era una figura mitologica dotata di poteri divinatori. “Secondo la tradizione è una fata buona dotata di magia, bella e maliarda, veggente e incantatrice, non perfida e neppure demoniaca, circondata da ancelle che scendono a valle per insegnare a tessere e filare alle fanciulle del posto. Simile a questa è la tradizione per la quale le fate sarebbero donne bellissime con piedi caprini, che di notte frequentano le feste ed i balli dei paesi, ma devono ritirarsi sui monti prima dell’alba: alla fuga precipitosa da una di queste feste nella quale si erano attardate, la leggenda fa risalire la Strada delle Fate, una faglia a 2000 metri sul monte Vettore. Altra leggenda è quella che vede la regina Sibilla e le sue fate come donne bellissime, ma che si trasformano ad ogni fine settimana in serpenti, che nella tradizione celtica è simbolo di fertilità e guarigione, per il fenomeno della muta della pelle di questi animali. Sempre secondo la tradizione locale, fu la Sibilla a scaraventare sull’antico paese di Colfiorito una pioggia di pietre per punire gli abitanti per la loro mancanza di rispetto nei confronti delle sue fate. Gli abitanti abbandonarono questa località, ma successivamente un popolo nomade rifondò il nuovo paese di Pretare, stringendo legami di forte amicizia con le fate stesse (cit.Wikipedia)”
Per concludere, il romanzo merita di essere letto, è delicato e intenso al tempo stesso, ricco di sentimenti contrastanti ma ben definiti nel contesto senza l’uso di buonismi.