Un rapporto padre- figlia conflittuale e irrisolto, un amore nascosto nel passato, un incontro con la natura dei Monti Sibillini, un passato misterioso, potente e un femminino che affonda le radici nella preistoria e nei miti di questi luoghi ancestrali. Questi gli ingredienti del nuovo romanzo di Simona Sparaco “Se chiudo gli occhi“, edito dalla Giunti e uscito nell’ottobre del 2014.
Se chiudo gli occhi: già il titolo ci riporta all’immaginazione e al momento in cui essa prende campo e forma nella menta di un artista. In questo caso il padre, visto dalla figlia come un eterno ragazzo. Ma anche la figlia che dovrebbe fare la scrittrice, invece si accontenta di un semplice lavoro impiegatizio. In copertina un lato di un volto femminile, l’occhio è chiuso, come per adoperare la fantasia, alcuni capelli compaiono in controluce, due mani che forse non appartengono alla persona della quale è il volto che però sembrano accarezzarlo con dolcezza e affetto, ma che dimostrano anche una mancanza. Il tutto su uno sfondo verde, quasi per richiamare la natura che è protagonista anch’essa in questo libro.
La voce narrante è quella della figlia, Viola, che ha una sua famiglia, ma che ha bisogno di ritrovare il padre e di colmare le mancanze di quest’ultimo per rimettere a posto e fare ordine nella sua vita. Viola ha infatti un marito, Paolo, e una figlia di quattro anni, Cristina, che il nonno artista, Oliviero, non ha mai visto. È scappato proprio mentre la nipote nasceva. Ma tutto questo ha un motivo ed è così che il padre propone alla figlia un ritorno nei luoghi dove è nato e ha vissuto la sua infanzia, la sua giovinezza e che poi è stato costretto a lasciare. Luoghi che nascondono un mistero e che potrebbero riguardare anche Viola, come erede di un potere spirituale che si trasmette solo in linea femminile.
I due partiranno per questo viaggio a tappe che li avvicinerà al vero e alla comprensione sempre più profonda. Viola, inoltre, scoprirà ciò che realmente è e vuole essere. Oliviero racconterà la sua storia alla figlia: figlio di una ragazza- madre, cresciuto dalla nonna Antina, erede di un potere primitivo trasmessole dalle Sibille, le prime leggendarie abitanti di questi monti e boschi. Antina infatti può parlare con coloro che sono imprigionati nella malattia di un corpo e per i quali ancora non è giunta l’ora di andarsene. Viola ascolta attentamente il racconto del padre anche quando narra la sua storia d’amore con una donna che non è sua madre Leda. Ma che rappresenta il vero amore di Oliviero e la sua musa ispiratrice: Pauline.
I due non si sposano perché Oliviero conosce Leda e rimane da lei incastrato in un matrimonio che sa di non volere. Divorzieranno quasi subito dopo la nascita di Viola, e Oliviero proverà a ritrovare l’unica donna che l’abbia mai capito: Pauline. I due si ritroveranno ma il destino
Nora, Antina, Viola sono le depositarie di un sapere magico e antico che domanda all’essere femminile la guarigione fisica e spirituale attraverso il perdono. In questo modo Viola riuscirà a comprendere finalmente lo strano comportamento del padre e a perdonarlo per le sue mancanze.
Un altro personaggio del romanzo è Tomer, un amico del padre, che li ospiterà in un luogo dove si sente tutta la forza e la potenza del monte Vettore e degli altri Monti Sibillini.
Infatti, anche i Monti Sibillini sono personaggi del romanzo della Sparaco. Perché proteggono e ospitano e mandano i loro messaggi di salvaguardia di una vita più a contatto con la natura al lettore. Perché come dice il padre Oliviero alla figlia Viola bisogna splendere. E credere nei sogni, anche quando siamo gli unici a vederli.
Written by Maria Romagnoli Polidori