Questa visione della comunicazione interna crea la cultura specifica di ogni impresa, ne costituisce in ultima analisi la sua vera natura. Tanto più vera quest’asserzione, quando si vive, come accade a noi, una fase di cambiamento epocale. Il cambiamento necessita di maggiori informazioni per non essere visto solo come una minaccia. Le informazioni andrebbero, anzi, utilizzate per governare il cambiamento. Uno scambio top/down ma, soprattutto, un ascolto attento e scrupoloso di quanto proviene dal basso, è la strada vincente per trasformare il cambiamento da sicura minaccia a possibile opportunità. Invece, viviamo da anni nella paradossale situazione di chi non sa bene cosa lo minaccia e, quindi, non sa bene da cosa deve concretamente difendersi. Tutta la comunicazione reale è lasciata al sentito dire, alla voce della rotaia, al gossip o, peggio, alla comunicazione artatamente manipolata. I canali ufficiosi e quelli informali hanno sicuramente una funzione, in qualche caso di stimolo, in altri di sostegno. È indiscutibile, invece, che la comunicazione interna ufficiale non può essere completamente lasciata al volere capriccioso e, spesso, parziale di quella informale.
Ripeto, in assenza della comunicazione interna istituzionale, CIRCUMVESUVIANANDO ha svolto e svolge un ruolo di supplenza che, in ogni caso - e suo malgrado, ritengo - è stato costretto a svolgere. NANDO (chiamatelo così!), non può e non deve ricoprire un ruolo così delicato. Sappiamo bene, tutti noi, che il proliferare di commenti anonimi, molti dei quali critici verso il management, non è un segnale da trascurare. Ma il dialogo – non a caso uso questo termine - andrebbe svolto in maniera organica e codificata. Occorrerebbe, cioè, aprirsi ai contributi costruttivi per evitare che il cambiamento a cui, di qui a poco, saremo costretti, finisca per essere l’ennesima occasione perduta, forse l’ultima.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli
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