Stare con mia figlia mi ha fatto capire come le emozioni siano contagiose. Quando le propongo qualcosa cerco sempre di darle un valore positivo anche nel tono che uso. E vedo che lei risponde subito con altrettanto entusiasmo. Basta provare anche con una frase di per sé innegabilmente felice come “Perché non andiamo al parco?”. Potrebbe essere un bell’esercizio per un corso di teatro. Purtroppo molte volte siamo risucchiati nel vortice delle discese e delle salite delle montagne russe emotive dei nostri figli. Credo che la ricetta, molto facile in teoria ma molto difficile nella pratica, sia quella di cercare di valorizzare le emozioni positive e depotenziare quelle negative. Molte volte alle normali espressioni di scontentezza dei bambini, come le bizze, siamo noi a metterci sopra un carico da novanta. Mi è capitata tra le mani un storia che vi ripropongo:"Si racconta la storia di due cani che, in momenti diversi, entrarono nella stessa stanza.
Uno ne uscì scodinzolando, l’altro ringhiando.
Una donna li vide e, incuriosita, entrò nella stanza per scoprire cosa rendesse uno felice e l’altro così infuriato. Con grande sorpresa scoprì che la stanza era piena di specchi: il cane felice aveva trovato cento cani felici che lo guardavano, mentre il cane arrabbiato aveva visto solo cani arrabbiati che gli abbaiavano contro.
Quello che vediamo nel mondo intorno a noi è un riflesso di ciò che siamo. Tutto ciò che siamo è un riflesso di quello che abbiamo pensato."
Ricordiamocelo ogni sera prima di aprire la porta di casa dopo una giornata di lavoro...