I deputati radicali preannunciano il ricorso all’autorità giudiziaria per rivalersi delle notizie false o tendenziose che dovessero essere diffuse riguardo alle ragioni che li hanno spinti a rigettare la linea scelta da tutte le altre opposizioni, e dicono che hanno deciso di partecipare al voto di oggi per gli stessi motivi per i quali hanno partecipato ai lavori d’aula di ieri, e cioè per ribadire il loro rispetto delle istituzioni e della funzione parlamentare, come sempre, da sempre. Non si capisce, allora, che senso abbia far presente che non sono stati in alcun modo determinanti, né al raggiungimento del quorum né a quello della fiducia: se fossero stati 60, invece di 6, sarebbe potuto venir meno il loro rispetto delle istituzioni e della funzione parlamentare? Non si tratta, d’altra parte, delle istituzioni e del parlamento che i radicali considerano ampiamente degenerati in regime partitocratico? Infine, davvero i radicali hanno sempre, e da sempre, avuto tanto ossequio per le istituzioni e il parlamento?Non vorrei essere fatto oggetto di attenzioni dell’autorità giudiziaria su invito dei deputati radicali, ma ritengo assai deboluccia la loro posizione. Come dimostra il fatto che hanno votato contro la fiducia al governo, non si tratta certamente di tristi figuri che barattano il loro voto in cambio di favori, ma ritengo che non abbiano deciso di essere presenti in aula per ragioni di principio, ma che ancora una volta abbiano deciso di sfruttare al meglio un’occasione per lucrare un po’ di quella visibilità della quale sono comprensibilmente affamati. Naturalmente, quando dico “deputati radicali”, dico Marco Pannella. Perché dietro questa ennesima prova di opportunismo travestito da ossequio per le regole è evidente il mestiere del tirar la corda fino alla rottura, senza mai romperla. Altrove non poteva durare mezzo secolo, in Italia sì.
I deputati radicali preannunciano il ricorso all’autorità giudiziaria per rivalersi delle notizie false o tendenziose che dovessero essere diffuse riguardo alle ragioni che li hanno spinti a rigettare la linea scelta da tutte le altre opposizioni, e dicono che hanno deciso di partecipare al voto di oggi per gli stessi motivi per i quali hanno partecipato ai lavori d’aula di ieri, e cioè per ribadire il loro rispetto delle istituzioni e della funzione parlamentare, come sempre, da sempre. Non si capisce, allora, che senso abbia far presente che non sono stati in alcun modo determinanti, né al raggiungimento del quorum né a quello della fiducia: se fossero stati 60, invece di 6, sarebbe potuto venir meno il loro rispetto delle istituzioni e della funzione parlamentare? Non si tratta, d’altra parte, delle istituzioni e del parlamento che i radicali considerano ampiamente degenerati in regime partitocratico? Infine, davvero i radicali hanno sempre, e da sempre, avuto tanto ossequio per le istituzioni e il parlamento?Non vorrei essere fatto oggetto di attenzioni dell’autorità giudiziaria su invito dei deputati radicali, ma ritengo assai deboluccia la loro posizione. Come dimostra il fatto che hanno votato contro la fiducia al governo, non si tratta certamente di tristi figuri che barattano il loro voto in cambio di favori, ma ritengo che non abbiano deciso di essere presenti in aula per ragioni di principio, ma che ancora una volta abbiano deciso di sfruttare al meglio un’occasione per lucrare un po’ di quella visibilità della quale sono comprensibilmente affamati. Naturalmente, quando dico “deputati radicali”, dico Marco Pannella. Perché dietro questa ennesima prova di opportunismo travestito da ossequio per le regole è evidente il mestiere del tirar la corda fino alla rottura, senza mai romperla. Altrove non poteva durare mezzo secolo, in Italia sì.
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