Se i sensi, i sensi tutti
insieme usassero carezza
come a volte adombrano
sul primo fiore serico
anche con il riflesso
della luce serotina
iridescente d’ilare
tristezza sotto il pungolo
dell’emergenza e qui
è sempre emergenza
di vita retta dal sovrano
cardine dell’azzardo
dolce intingolo stretto
senza tregua d’assedio
tra la notte del mondo
e questa cieca macula
della recondità
dell’incombente assenza
se per un pelo un velo un vetro
diafano un traguardo
stessi per cedere a lusinga
a dire di sì faresti sempre
in tempo, qui nel tempo
che ci resta?
Ottavio Fatica, Le omissioni, Torino, Einaudi, 2009, p. 74.