Di Francesco Cancellato
«Quello che mi preoccupa di più nel caso Volkswagen è la mancanza di un’etica nel fare produzione. Noi risolveremo questi problemi quando avremo un’etica morale che ci impone di non fare quelle cose. Questa è la cultura ambientale». Le parole del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti sono durissime. E arrivano nei giorni in cui gli inquirenti tedeschi fanno sapere di aver ordinato perquisizioni negli uffici del quartier generale della Volkswagen a Wolfsburg.
Legittima, la condanna etico-morale, soprattutto di fronte a uno scandalo di questa portata. Ciò detto, è abbastanza singolare che il ministro stesso utilizzi, come auto di servizio, proprio una Volkswagen, come del resto molti suoi colleghi di governo. Più precisamente, una bella berlina grigio-argento, presumibilmente una Passat.
Intendiamoci, ognuno può avere l'auto che vuole. Un ministro che pronuncia parole di tale forza nei confronti del colosso tedesco arrivando fino a dirsi preoccupato «per la mancanza di etica nel fare produzione», tuttavia, dovrebbe essere consequenziale anche nei comportamenti. Perché se quelle auto, di quell'azienda, sono il simbolo di una frode, lui, che dell'ambiente è ministro, forse non dovrebbe usarle. Anzi, magari dovrebbe pure iscriversi alla class action che sta promuovendo Codacons, per la quale sono state già raccolte dodici mila firme. L'alternativa? Misurare le parole e i giudizi lapidari e affrettati. Giusto per evitare spiacevoli equivoci.
Fonte: Linkiesta.it