Se il mio libro fosse una canzone...

Da Anima Di Carta
Ispirata dalle riflessioni di un'amica blogger, oggi ho pensato di proporvi un post completamente diverso dal solito.
L'idea nasce dal post di Marina Guarneri che alcuni giorni fa sul suo blog ha parlato del connubio tra pagine e note musicali, un legame in cui credo molto anch'io. Infatti, la musica ha sempre accompagnato la mia scrittura, anzi è difficile per me concepire di stare al computer senza ascoltare qualcosa (solo la revisione merita assoluto silenzio!).
Sarebbe impossibile elencare le tante colonne musicali che mi hanno fatto compagnia durante le varie stesure, ma ho pensato a un'associazione tra i romanzi scritti e la musica. Insomma, mi sono chiesta: se il mio romanzo fosse una canzone, quale sarebbe?
Ho scelto tre canzoni per incarnare i miei libri, due pubblicati e uno in fase di riscrittura. Ovviamente non contano tanto le parole, quando l'atmosfera che evocano, le suggestioni che trasmettono. Insieme troverete anche dei brevi estratti delle tre storie...

I Custodi del Destino - In a lifetime (Clannad & Bono)


Al di là del fatto che questa è una delle mie canzoni preferite, credo che si presti bene a evocare l'atmosfera del romanzo, dove si parla di eternità di sentimenti, dove passato e presente tendono a fondersi e confondersi e il tempo perde l'importanza. Sarà forse per la solennità che mi ispira, ma trovo che sia perfetta per fare da sottofondo alla storia di una donna alla ricerca della sua vita precedente.
Il brano che ho scelto da abbinare è un estratto dell'incontro tra Alessandra, la protagonista del romanzo, e Ludovico, una persona che sconvolgerà la sua vita.

Lanciò un’ultima occhiata al ragazzo raggomitolato sulla panchina e nello stesso istante lui rivolse lo sguardo verso di lei. I suoi occhi erano neri e lucidi come onice, sprofondati in un volto ovale dagli zigomi pronunciati. La pelle era scura, quasi olivastra.  Imbarazzata, Alessandra si affrettò ad abbassare la testa e infilò una mano nella borsa in cerca di spiccioli. Gli tese il palmo con alcune monetine e sussultò accorgendosi che il suo sguardo era ancora su di lei. «Maddalena», mormorò lui, e per un lungo attimo Alessandra fu travolta da un senso di vertigine. «Maddalena?», domandò ancora lui, e lei provò una dolorosa fitta al basso ventre.  Non mi chiamo Maddalena, avrebbe voluto dire, ma si sentiva incapace di pronunciare una sola parola. Scosse la testa e restò come impietrita. «Sei tu, vero?», chiese il ragazzo alzandosi in piedi e avvicinandosi a lei. I suoi abiti emanavano un pungente odore di terra bagnata e Alessandra fu colta da un improvviso senso di nausea. «Mi chiamo Alessandra», disse infine impacciata e stordita, senza guardarlo in faccia. Le sembrava di non riuscire a staccare lo sguardo dai suoi guanti neri pieni di buchi. «Non credevo che sarebbe mai accaduto», continuò lui con voce avvolgente e pacata. Alzandosi, gli si erano aperti i lembi della giacca e sotto si intravedeva un giubbotto di jeans. Lo stesso che aveva visto nel sogno della Chiesa. Alessandra sollevò lo sguardo sul volto: anche gli occhi che si erano impressi nella sua memoria erano gli stessi. «Lei aveva ragione», sussurrò ancora lui. «Lo diceva che le anime con un legame antico si rincontrano sempre».


Bagliori nel buio - Missing (Evanescence)


Atmosfere più surreali, malinconiche e un po' oniriche, sono invece presenti in questa canzone più recente (relativamente) degli Evanescence, le cui musiche tra l'altro hanno accompagnato spesso le mie sessioni di scrittura.
Peccato che non esista un video ufficiale di questa canzone, ma ne ho scelto uno che contiene il testo, perché in qualche modo anche le parole, che parlano di nostalgia e solitudine, hanno qualcosa a che fare con la storia, e ascoltandola secondo me si ha proprio l'impressione di figure sfuggenti e paesaggi velati dalle nebbie, presenti nel mio romanzo.
Come testo ho scelto un estratto che descrive la prima volta che Elena si trova a visitare il Pozzo del Corvo.

Il chiarore lunare illuminava dolcemente la cima del promontorio e ammantava di una patina bluastra le rocce che formavano il Pozzo. La vegetazione intorno alla cavità era scarna, formata da piante grasse e alberi dai rami contorti e nodosi. Da un lato, un muretto di pietra ormai diroccato e coperto di muschio offriva una ben misera protezione dalla voragine, arrivando a malapena all’altezza della vita; a delimitare la gola dal lato opposto era la formazione rocciosa originaria. Elena si avvicinò al bordo, sporgendosi appena per scorgere l’oscurità infinita. Non riuscì a vedere il mare, ma udì la sua voce potente che risaliva dalle profondità della caverna, come un feroce latrato. Si protese di più, accostando la pancia al parapetto, e guardò giù. Fu colta da un senso di vertigine e da un fremito al basso ventre nell’intravedere l’acqua oscura che penetrava, si scontrava sulle pareti del Pozzo ed erompeva verso l’alto con un turbinio di spruzzi, liberando nuvole di vapore. Dal fondo proveniva un gelo cupo e desolato.  Quella visione per un attimo la rese più lucida, come se si fosse aperto un varco nella sua coscienza annebbiata dall’alcool e dal sonno. «Questo posto è unico al mondo, si dice che ingoi i corpi e restituisca le anime», disse Rino. «Il confine con il regno degli spiriti qui è sottilissimo. Loro sono intorno a noi e si manifestano come fugaci bagliori nel buio».


Gocce d'Infinito - Send me an Angel (Scorpions)


Il titolo è provvisorio, molto provvisorio, comunque si tratta del romanzo a cui sto lavorando in questo periodo, una storia nata moltissimo tempo fa, che ha già subito numerosi rimaneggiamenti. Per questo abbinamento ho scelto un'altra canzone che amo moltissimo e che mi trasmette emozioni di speranza, che evoca il passaggio dalle tenebre alla luce e la ricerca di un senso superiore per la vita. Anche in questo caso le parole hanno qualcosa a che fare cosa la storia... ma è un po' presto per dire altro!
Il testo è ancora in fase di scrittura, comunque ho scelto un estratto dell'incontro tra il protagonista, Flavio, e la misteriosa Lyra...

Flavio le restituì la tazza vuota, e quando le dita si incontrarono, le trattenne per un secondo di più. Erano mani affusolate, sottili e un po’ ossute. Il gesto fece affiorare un po’ di rossore sul volto di Lyra. «Mi chiamo Flavio». «Flavio», ripeté lei, pronunciando il suo nome come per sentire che suono avesse, che effetto facesse quella parola. I suoi occhi si soffermarono su di lui per alcuni secondi, poi si allontanò verso la finestra e prese a scrutare fuori, fissando con espressione infelice oltre lo spesso strato di sporcizia.   Flavio fece scorrere lo sguardo su di lei, colpito dall’aura d’innocenza che irradiava. Aveva i capelli molto lunghi, le arrivavano in fondo alla schiena, erano tanti, scomposti e aggrovigliati. Provò l’impulso di andarle vicino. Scostò le coperte, si sollevò con circospezione e posò i piedi a terra. L’impatto con il freddo delle mattonelle fu brusco e sgradevole. Si levò in piedi, vincendo il tremito e le vertigini, e mosse qualche passo incerto. L’ultima volta che aveva provato una simile mancanza di coordinazione era stato in preda ai postumi di una sbornia colossale.
«Ancora non capisco cosa ci faccio qui», mormorò, un po’ inebetito.
«Ti hanno portato da me perché eri malridotto e sapevano che potevo aiutarti. E questo è tutto». Teneva gli occhi bassi.
«Dubito che sia tutto», replicò lui, fermandosi a pochi centimetri da lei. «Ti ho sentita parlare mentre ero mezzo svenuto. Sei stata tu a ordinare ai tuoi amici di aggredirmi, non è così? Perché?».
E voi che associazione musicale fareste ai vostri testi? Se la vostra storia fosse una canzone, quale sarebbe?