Se il modello è House of Cards, allora non esiste la disciplina di partito

Creato il 28 ottobre 2014 da Redatagli

Matteo Renzi deve decidere a quale modello ispirarsi per il suo "Partito della Nazione", se la scelta è quella del grande partito contenitore di stampo americano, quello che può accogliere lo stesso giorno un (ex?) "comunista" come Gennaro Migliore e un liberale come Andrea Romano oppure se vuole scegliere un partito "chiesa", fortemente dogmatico in cui non può entrare "di tutto", almeno non senza prima una decisa presa di posizione del capo del partito che detti poi la linea a tutta l'organizzazione. Insomma Renzi deve scegliere se vuole ispirarsi al partito di Frank Underwood, protagonista (Democratico) di House of Cards, oppure a Palmiro Togliatti, Segretario del PCI.

  Faccio una provocazione, me ne rendo conto, ma ora ve la spiego. Renzi pare proprio voler inseguire il modello americano, i segnali ci sono tutti: - partito post-ideologico che discute più sui provvedimenti per gestire il reale piuttosto che su un'idea a lungo termine di società; - abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e ricorso a massicci finanziamenti privati attraverso il fund raising; - obiettivo, con il compimento del progetto veltroniano, di essere un partito fortemente interclassista, che rappresenti sia i lavoratori che i padro... scusate, i datori di lavoro; - un partito con "correnti" fortemente ideologiche e organizzate, che stanno insieme nonostante su molti punti la pensino in maniera drasticamente opposta. Il PD è un partito in cui il correntismo si sta radicalizzando in maniera - per l'appunto - americana. A cominciare da Segretario e Presidente che sono rispettivamente e più o meno formalmente, a capo delle loro correnti (Renzi con la sua "Leopolda" e Orfini con i "Giovani turchi"). Nel partito Democratico americano convivono, per citare un esempio, posizioni anti abortiste provenienti dagli Stati dell'America profonda con le posizioni ultra libertarie dei democratici delle due coste. Ebbene se il modello è quello allora, come dicevo, il punto di riferimento per tenere insieme il partito e - soprattutto - tenere uniti i gruppi parlamentari deve essere Frank Underwood e la sua abilità di racimolare voti con la sua "whip", non può essere Palmiro Togliatti con il suo centralismo democratico.   Renzi deve rassegnarsi a questa evidenza: la disciplina di partito esiste in un'organizzazione che propone il "Sol dell'Avvenire", in cui le concessioni da fare sull'esistente non sono altro che un cedimento tattico minore in vista di una più grande vittoria futura. Se ti muovi in questo quadro allora e solo allora, e comunque sempre dopo un'opera di convincimento e "indottrinamento" ideologico del tuo gruppo dirigente, puoi imporre il famoso centralismo democratico tanto caro ai comunisti.   Ma siccome pare proprio che Renzi si ispiri a tutt'altro modello allora che si riguardi House of Cards: la serie tv americana da lui e dal suo "cerchio magico" di comunicatori più volte citata.
Non è un caso infatti che il protagonista interpretato da Kevin Spacey sia un bravissimo "capogruppo" in quella che da noi sarebbe la Camera, leggendario per la sua abilità nel trovare voti. Anzi, nella serie addirittura il Presidente lo preferisce al Congresso piuttosto che al governo, proprio per la sua capacità di persuasione dei parlamentari. Ed è uno spettacolo vedere all'opera Underwood, con la sua machiavellica abilità nel creare tele politiche e non solo, per raggiungere il suo fine: avere la maggioranza sui singoli provvedimenti. Una cosa però non sentirete mai dire al nostro Frank: "devi votare come dico io per disciplina di partito"... E già, caro Matteo, tocca che ti rassegni: nei partititi post ideologici e di stampo americano, non esiste la disciplina di partito.   Domenico Cerabona
@DomeCerabona

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