Se il plagiatore Umberto Galimberti copia perfino da se stesso

Creato il 01 ottobre 2011 da Uccronline

«Se i cattolici sono già in possesso della verità che senso ha per loro studiare e insegnare filosofia se la verità che la filosofia si propone di cercare già la possiedono?» (L’anima. Se la Chiesa impone la sua verità, Micromega 26/9/07). Di chi è questa profondissima e magistrale riflessione? Ovviamente del filosofo depresso Umberto Galimberti.

Lo stesso che sostiene che «i cattolici sono in contraddizione con se stessi. I cattolici hanno una concezione della vita improntata, vorrei dire, a un bieco materialismo». E citando Rousseau sostiene: «un buon cristiano non può essere buon cittadino».

Probabilmente noi non saremo buoni cittadini, ma di certo lui non è assolutamente un buon pensatore. Anche perché è ormai ampiamente dimostrato, come riportavamo in Ultimissima 12/5/11, che la maggior parte dei suoi libri sono pieni di intere frasi e riflessioni che Galimberti ha letteralmente copiato-incollato da altri pensatori, attribuendole a se stesso. E’ perfino uscito un libro, Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale (Coniglio Editore 2011) in cui viene rivelato come questo brutto vizietto del filosofo anti-cattolico sia presente fin dagli inizi. Due mesi fa anche l‘Università Ca’ Foscari di Venezia, di cui è dipendente, ha inoltrato un richiamo formale all’esimio professore a causa della mancata e persistente citazione delle fonti nella redazione dei suoi testi scientifici.

Ma il quotidiano Il Giornale ha recentemente scoperto anche che Galimberti non si è limitato a copiare selvaggiamente da altri testi, ma addirittura è arrivato a copiare se stesso. Tant’è che pare, come ipotizzato da Aldo Grasso, che proprio questo sia il motivo per cui la rivista della Polizia di Sta­to, “Polizia Moderna”, lo ha in poche semplici sbattuto fuori (anche se poi ufficialmente non lo ammette). Ai lettori della rivista infatti, il filosofo laicista riproponeva tali e quali delle riflessioni che aveva già pubblicato in articoli di giornale di diversi anni prima. E che, tra l’altro, probabilmente non erano nemmeno suoi.

Ma Galimberti è troppo vanitoso per poter mai riconoscere tutto questo e chiedere scusa ai propri devoti lettori. Preferisce continuare la sua militanza anti-cattolica e anti-clericale. E allora, dato che è appassionato di Jean-Jacques Rousseau, ecco un’altra bella citazione del pensatore francese: «Se mai la vanità fece felice qualcuno sulla terra, quel qualcuno non poteva essere altri che uno sciocco».


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