Il protagoniosta Marco Pagot (nome preso in prestito dai cartoonist italiani che hanno creato Calimero il pulcino nero) è un asso italiano della prima guerra mondiale sopravvissuto miracolosamente a un duello aereo in seguito al quale al quale assume per magia l’aspetto di un maiale antropomorfo, probabile maledizione per aver abbandonato Gina, cantante di night club (sciantosa italiana che canta arie francesi in giapponese!). Dopo la guerra combatte contrabbandieri dalmati in epiche battaglie su idrovolanti, commentati la sera nel night club di Gina, che si trova su un’isola in una laguna. Il suo idrovolante è immaginario, ma è la summa del design italiano fra le due guerre, i riferimenti alla storia della nostra aeronautica e dei gloriosi idrovolanti anni ‘20 e ‘30, quelli della coppa Schneider sono tanti e precisi. L’Italia immaginata da Miyazaki è funambolica, onirica, improbabile, con una Milano dai navigli infiniti che si aprono su un grande fiume nel mezzo della città (ma quale?) e la Mole Antonelliana che campeggia a poca distanza dal campanile di Sant’Ambrogio.
Peccati veniali per un maestro del cinema sognato, che ci restituisce un’Italia tanto finta quanto appassionatamente plausibile nel contesto di favola con tanto di bacio redentore della bella che scioglie (o no?) l’incantesimo a fine pellicola.
Perché il protagonista è un maiale? La sola dichiarazione vale la pellicola:: “piuttosto che diventare fascista, meglio essere un porco”. Magari lo capissero i tanti fascisti grufolanti che si ingozzano di ghiande dalle parti dei nostri media e dei palazzi della politica d’oggi!
Abbiamo aspettato dal 1992 al 2011 per vedere questo film in Dvd. Ne è valsa la pena, forse era il caso di fare prima.