W. A. Bourguereau, Tentazione, 1880
Premessa numero uno. Non ho mai avuto occasione di sopportare i bambini. Cioè, mi piacciono se li devo vedere in fotografia o starci qualche minuto. Ma me ne sono sempre fregata di pedagogia, psicologia infantile et similia. Particolare che avrebbe dovuto farmi riflettere sulla riuscita effettiva della mia missione kamikaze, oltre che sulla mia nascosta (ma non troppo) natura di insensibile ed egoista mostriciattola. Purtroppo, come ormai saprete, sono specializzata nel voler provare quelle cose che so già mi creeranno grossi problemi – altri direbbero “nel complicarsi la vita”. Quindi, cosa c’è di meglio di un meraviglioso stage all’asilo, che mi impegnerà tutto il mese, immersa nelle creature dai 3 ai 6 anni?
Premessa numero due. La sera prima del giorno x, ovvero l’inizio dello stage, ho avuto un’altra brillante idea delle mie. Ma non potevo evitarlo. Voglio dire, quando mai capita che vicino al tuo paesotto d’Inculandia ci sia il megaconcerto del Michele Salvemini più famoso d’Italia, il rapper più bravo dopo Caparezza? Io nell’attesa ero in uno stato di eccitazione a scatti.
Fatto sta che, rinfrancata dai vari intoppi burocratici di rito in questo triste mondo, ho dato il via alle danze. I bambini sono esseri interessantissimi da osservare. Appena mi hanno vista, non hanno perso tempo a studiarmi: hanno cominciato a raccontarmi il loro intero universo, con piccole frasi che iniziavano tutte con “Lo sai che…”. Ho provato una sensazione assurda di potere nel vedere in loro il terrore e la mortificazione quando dicevo, con voce ferma e severa, “Altrimenti mi arrabbio sul serio”. Mi prendono molto seriamente e io ho un’autorità che nemmeno mi sognavo – la regina Elisabetta I degli under 6.
In questo stage ancora in corso – quindi certe cose ve le scriverò dopo averlo finito, o ho paura che il blog avrebbe presto firmata la sua condanna a morte – sto ricoprendo varie cariche di responsabilità, come: cameriera, idraulico, carpentiere, sarta, baby-sitter (che va ben oltre l’educatrice), animatrice. A proposito, cominciano a frullarmi in testa in modo preoccupante certe canzoncine di una stupidità aberrante: “Un elefante si dondolava/sopra il filo di una ragnatela/e ritenendo la cosa interessante/andò a chiamare un altro elefante“. La melodia va avanti all’infinito con il numero degli elefanti, ripetendo le stesse parole in loop, senza che quella maledetta ragnatela si spezzi mai e inculcando nella mente dei pargoli idee strane sulla fisica e sulla legge di gravità.
Ciò considerato, quando mi hanno chiesto se sapevo qualche canzoncina per tener calmi i bimbi, ho pensato per un attimo di proporre Cartoni Animati Giapponesi degli Elii, con i più poetici e consoni versi Sono un ragazzo e mi alleno come un pazzo/con le ragazze di tutte le stazze/pratico l’anal e l’arte del bondaggio/come si vede nel mio cortometraggio. E anche per farli addormentare, dico seriamente, trovo sia molto meglio Rocket Queen dei Guns’n'Roses al posto dei soliti, inflazionati, rumori del giardino incantato-fatato-magico-rosa-sbaciucchioso. Un imprevisto impulso di conservazione mi ha impedito di esternare a voce le mie opinioni, piegandomi a cantare con convinzione (e addirittura mimando!) la storiella degli elefanti che sfidano le leggi umane.
In compenso, certe frasi che sto sentendo dai babies mi ripagano di tutto.
“Mi sono sporcato perché io, se mangio la cocomera, poi mi cola tutta.” – Bambino saggio
LadyLindy: “Dove lavora il tuo papà?”
Bimbo (serissimo): “Mio papà lavora a lavorare”
“Da grande farò il pompiere” – Bambino dopo aver visitato una caserma dei pompieri