Se la defilippiana Alessandra Amoroso vuole “sfidare” Kafka e Laffranchi la intervista. Ma per favore non chiamatela SCRITTURA…

Creato il 11 marzo 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Naturalmente non cercavo notizie su Alessandra Amoroso et colleghi vari. Il fatto è che sul Corriere.it di questi tempi le opzioni sono limitate: il solito poster renziano (recentemente ridotto da giant-size a medium-size), il Siffredi “desnudo” che correrebbe libero su lontane isole esotiche spaventando gli uccelli rari e, appunto, le interviste di Andrea Laffranchi all’Alessandra Amoroso, pupilla defilippiana, che racconta del suo nuovo sogno di fare la scrittrice dopo avere abbandonato quello vecchio di fare la poliziotta.

Siamo contenti… contenti per la Polizia s’intende che ha già tante gatte da pelare; ci si chiede però cosa abbiano fatto gli scrittori, quelli veri, per meritarsi tanto svilimento. L’intervista di Laffranchi, al solito in prima sul Corsera online, era una video-intervista. Confesso di averci cliccato sopra e di non essere riuscita a guardarne più di venti secondi. C’era qualcosa di “offendente” in tutta quella grinta edonistica che questa pur brava cantante utilizza per gorgheggiare, appunto, ma che diventa elemento quasi anti-catartico quando parla di scrittura. Di scrittori. Di scrittori che vorrebbero raccontare l’anima.

Non nego che l’affaire scritturale Amoroso farà la felicità del ghost-writer di riferimento, permetterà ad altro editor attento di esercitarsi a “lisciare” ogni “statement” fuori luogo in perfetta linea con i minimum-requirements dei preziosi consigli in materia dati a suo tempo dal geniale Stephen King; soprattutto, porterà la sospirata pecunia nelle casse vuote e svuotate dei moderni editori cartacei…

Epperò, vi prego, non chiamatela SCRITTURA… Il fatto che sia morto non autorizza nessuno a “ballare” sulla tomba di Kafka e sulla “malattia” che colà l’ha portato. E se è vero che per tutto il resto c’é Mastercard (o Maria De Filippi), assicuro che resistono ancora poche “torrette” che non possono conquistare (addomesticare?) neppure le grintose truppe dei “talent” più trendy: il “fastidio” dell’anima è una di quelle!

Featured image, Franz Kafka in 1906.

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