Se la casta per eccellenza è quella politica, non è da meno quella istituzionale e precisamente dei vertici della Pubblica Amministrazione. Così, se la disoccupazione si attesta all’incirca all’11% e quella giovanile sfiora il 37%, ecco che la legge stabilisce per il 2013 un adeguamento delle retribuzioni dei supermanager pari al 3% affinché queste siano in linea con lo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione che è stabilito in € 302.937. Dalle parti del ministero si precisa però che: a) non è detto che a questo adeguamento del tetto poi segua l’aumento dello stipendio dei supermanager; b) l’incremento è anche dovuto alla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto illegittimo il contributo di solidarietà del 5% sopra i 95.000 euro e del 10% sopra i 150.000 euro.
Pagina Sociale
Io dico che qualunque scusa “ufficiale” si offra ai cittadini, la realtà è sempre quella di una casta superprivilegiata che vive negli agi e un popolo che invece patisce la crisi, la fame e le difficoltà di un misero salario e di una misera pensione con i quali a malapena riesce ad arrivare a fine mese. Proprio in questi giorni l’ISTAT ha diffuso dati paurosi sulle difficoltà delle famiglie di arrivare alla quarta settimana, mentre ci sono manager che non solo non hanno difficoltà ad arrivare alla quarta, ma addirittura con lo stipendio di un mese potrebbero tranquillamente vivere loro e altre due famiglie di disoccupati.
Una realtà ignobile e vergognosa. I funzionari pubblici di vertice e i politici non dovrebbero percepire uno stipendio che superi tre volte una pensione/salario di 1200,00 euro. Questa sarebbe equità che probabilmente comporterebbe nel tempo un enorme risparmio di spesa pubblica e una maggiore giustizia sociale. Ma in Italia, dove il Quirinale ci costa tre volte Buckingham Palace e dove un nostro supermanager pubblico può percepire uno stipendio di molto superiore a quello del Presidente USA, la mia risulterebbe una proposta marziana.