Se la frontiera diventa museo

Creato il 27 novembre 2013 da Filelleni

di Cinzia Dal Maso

Ci siamo.Venerdìaprirà le porte ilPlessi Museumalpasso del Brennero. Con l’apertura delle frontiere dopo gli accordi diSchengen, ci siamo interrogati in molti sul loro destino. Lì non c’era infatti solo la sbarra ma un intero microcosmo fatto di funzionari di frontiera, loro famiglie, servizi e molto altro. Quasi sempre in luoghi isolati da tutto. Così quei microcosmi sono svaniti, un po’ come sono svanite le case cantoniere Anas o le vecchie stazioni ferroviarie in disuso. Ma è un vero peccato perdere così, senza colpo ferire, la storia di quelle frontiere. Il nuovo museo del Brennero non pare raccontare molte storie locali, almeno a quel che si dice. Non pare colmare questa lacuna in una delle frontiere più importanti d’Europa. Pare più un omaggio aFabrizio Plessiche però si è interrogato sul destino delle regioni transfrontaliere. Insomma è un luogo da visitare, prima di giudicare. Quanto invece al suo futuro e alla sua sostenibilità, siamo più perplessi. E’ presentato come il primo museo in autostrada ma non è vero, perché c’è per esempio lavilla dei Volusii a Fiano Romanoche non visita quasi nessuno. I musei in autostrada non hanno avuto molta fortuna nel nostro paese. Basti pensare allatomba della Medusa di Arpi, sormontata da un enorme tamburo di cemento proprio perché sarebbe dovuta diventare un museo d’autostrada, e poi abbandonata. Il Plessi Museum non sarà solo un museo ma una diversa area di sosta in autostrada e anche uncentro convegni. Ma chi avrà voglia di andare a un convegno lassù? Beh, staremo a vedere.


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