Prima di tutto è un libro di scrittori, un libro dove ci sono pagine di bella letteratura. Ed è un libro sulla parola, sulla parola che resiste, sulla parola che viene imprigionata, sulla parola che ritrova sempre la sua voce, malgrado tutto. E' un libro sulla parola e il suo difficile rapporto con il potere. Sempre e comunque.
Perché come dice Umberto Eco nell'introduzione: La poesia fa paura, anche se parla di rose.
Pensiamo al linguaggio dei regimi. Ci sono studi sull'impoverimento della lingua sotto il nazismo e tutto questo non è l'incubo fantascientifico di Fahrenheit 451. Ricordate? Il capolavoro di Ray Bradbury su un ipotetico futuro in cui leggere i libri è considerato un reato, mentre la televisione viene usata dal governo per definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato....
La parola libera, ma prima ancora la parola esatta, la parola vera fa paura al potere e fa paura alle burocrazie.
E allora bisogna provare a tenerle strette, convinzioni come queste.
Le parole sono coraggio.
Le parole sono memoria.
Le parole sono speranza.
Le parole sono medicina per la vita, rimedio che allieva la sofferenza, incantesimo che allarga perfino le porte di una prigione.
E per tutto questo le parole sono fatti. E proprio per questo fanno paura ma sono anche indispensabili.