L’infelicità recita il copione teatrale di una Scuola senza cuore. La pagina ingiallita dell’album dei ricordi dei programmi ministeriali – i curricoli dello Stato – documenta l’immagine sfuocata di una bambina e di un bambino che mentre varcano il portone della Scuola sono costretti a lasciare i loro affetti, i loro sentimenti e le loro emozioni sulla scalinata d’ingresso. Questa, la sconfitta pedagogica.
Noi siamo per una professionalità/altra. Disseminata di “discrezione”: antiautoritaria, rispettosa delle dinamiche di crescita delle bambine e dei bambini, impegnata sui processi più che sui prodotti dell’istruzione. Capace di ascoltare e dialogare con le nuove generazioni, dando finalmente voce al loro cuore. Convinti, come siamo, che la sfera emotivo-affettiva costituisca l’architrave portante di vissuti educativi che valorizzano la soggettività della Persona.
Scuola democratica e relazione educativa
Rivolgiamo un “sì” festoso al volto di una Scuola dal profilo esplicitamente democratico. Figlia-di primo-letto di speranze progressiste care agli umanesimi solidaristici: testimoni di Scuole pubbliche elevate a cattedrali di accesso e di successo – di inclusione e di integrazione – delle loro utenze territoriali. Non una di meno.
Sono due i propulsori di una Scuola democratica.
PRIMO PROPULSORE. Senza-se e senza-ma porta nelle discariche della rottamazione i sistemi di istruzione “conservatori” (annidati in Europa) che si specchiano, con gli occhi chiusi, su una società tutta/economia: spietatamente competitiva e senza volto umano, priva di valori civili e culturali. Parliamo della Scuola innamorata della globalizzazione “sregolata” dei mercati e della cultura (priva di regole etiche e prossima alla giungla) che assume l’immagine di un baraccone da Luna Park dove un’opinione pubblica acefala e strabica – catramata da Tv padronali – sembra arrendersi con le mani alzate: incapace di prendere a pallate le sue facce bulimiche e boteriane.
Sotto altra metafora si può affermare che la diligenza/Scuola sta pericolosamente percorrendo i sentieri di un Far West accerchiata da tribù indiane che mirano a delegittimarla e a snaturarla.
• Anzitutto, i Piedi/neri (le Destre illiberali e padronali) che mirano allo scalpo della Scuola pubblica per snaturarla in un’azienda privata di erogazione alfabetica.
• Poi, i Sioux (il mondo dell’Economia) che mirano allo scalpo di una Scuola democratica e solidale per snaturarla in una comunità ideologica stipata di elevati tassi di competitività e di selettività.
• Da ultimi, gli Apaches (l’industria Mediatica) che mirano allo scalpo di una Scuola che forma allievi che pensano con la propria testa e sognano con il proprio cuore per snaturarla in una succursale televisiva popolata di superquiz e di telenovele.
Attenzione, però. Se è vero che la diligenza/Scuola è assediata da tribù nemiche, è altrettanto vero che una cifra preoccupante dei suoi passeggeri (gli studenti) rende oggi instabili le sue ruote di traino per via delle loro crescenti pulsioni, intolleranze, aggressività. Gli scolari, abitanti di un Sistema di istruzione con poche regole e con doveri in estinzione, stanno tramutando la vita di classe in una terra-di-nessuno dove, senza freni inibitori, giocano al “bullismo”: alla trasgressività e al vandalismo. Siamo al cospetto di allievi che provengono da prime stagioni della vita dove è ormai sepolto ogni innamoramento edipico, e, conseguentemente, l’accettazione del Super-Io domestico. Parliamo dell’insieme delle norme e delle regole materne e paterne. Rinforziamo il concetto. I genitori – afflitti da sensi di colpa per il poco/tempo che regalano ai figli – si concedono, senza difese, a relazioni permissive (prive di “no”) che erroneamente credono piene di Amore.
Questa, la deriva allarmante. Le nuove generazioni irrompono nel Sistema di istruzione con un Io/pulsionale traboccante di narcisismo che travolge le fragili regole di vita comunitaria dove annaspa una Scuola sempre più derubata di bussole e di stelle polari.
SECONDO PROPULSORE. Senza-se e senza-ma mette le ali ai sistemi scolastici “progressisti” - da tempo in volo in Europa – che si specchiano, con gli occhi aperti, su modelli socioeconomici solidaristici e cooperativistici. Disponibili a investire sulla Welfare Society: la famiglia, la scuola, la donna, l’infanzia, gli anziani, le nuove povertà et al.. L’imbarcazione di nome Scuola ha il compito pertanto di navigare in mare aperto, su rotte tranquille accarezzate da venti di bonaccia. Lungo vie d’acqua che hanno per traguardo lo sbarco su un’isola le cui bandiere al vento testimoniano due irrinunciabili traguardi formativi.
Da una parte, la mission democratica di nome “inclusione”. Ovvero, il diritto di tutti gli allievi ad una scolarizzazione compiuta.
Dall’altra parte, la mission culturale di nome “istruzione”. Ovvero, il diritto di tutti gli allievi a pensare con la propria testa e a sognare con il proprio cuore.
Parliamo di una Scuola democratica che già c’è in Europa (a macchie di leopardo in Italia) perché nata da un’inespugnabile consapevolezza. Questa. Una diffusa ed elevata Formazione delle nuove generazioni costituisce un capitale che nessun Paese può permettersi di trascurare o inaridire. Proprio perché le capacità competitive degli odierni sistemi produttivi e sociali dipendono sempre più dall’investimento e dallo stock di conoscenze che destinano alla risorsa chiamata istruzione. Di qui l’importanza strategica della cultura da trasferire alle nuove generazioni in ogni contrada del Pianeta.
Il primo volante – di nome conoscenza – ha il compito di condurre le nuove generazioni sugli altipiani soleggiati di intelligenze scomode: “contromano”.
Non-omologabili e non-duplicabili!
Il secondo volante – di nome convivialità – ha il compito di condurre le nuove generazioni sugli altipiani soleggiati di intense amicalità tra gli allievi: le sole capaci di dare ascolto e dialogo ai loro cuori. Parliamo della disponibilità, della cooperazione e della solidarietà.
• La conoscenza (la mente) è sinonimo di padronanza delle competenze cognitive. Da una parte, simboleggia un traguardo monocognitivo. Parliamo della capacità di accumulare (assimilare) e selezionare (eliminare e/o memorizzare) gli alfabeti di base delle discipline scolastiche che sono tendenzialmente “esogeni”: di uso e di utilità sociale per chi vive nell’odierna società della cultura mediatica.
Dall’altra parte, simboleggia un traguardo metacognitivo. Parliamo della capacità di costruire e creare conoscenze, di romperle e trasformarle. Siamo al piano regale dei saperi di natura “endogena” di non-immediata utilità sociale.