A pronunciarsi sarà l’opinione pubblica. Cos’è l’opinione pubblica se non semplicemente il mercato al quale si rivolge una politica mossa sempre meno da grandi ideali e sempre di più legata alla contingenza del momento. Con le elezioni ridotte a pura competizione tra consorterie a vincere non saranno il rinnovamento della politica, il ricambio delle classi dirigenti o valori come l’etica pubblica, ma gli interessi forti e meglio organizzati. Vincerà chi sarà in grado di portare a votare il proprio elettorato. Penso che la Democrazia abbia raggiunto un livello tale di degrado da non trovare più consenso dei cittadini. Almeno non questo sistema Democratico. Per questa ragione l’opinione pubblica liberata da vincoli ideologici, si limiterà semplicemente ad astenersi. In fin dei conti è ciò che ha fatto alle ultime elezioni europee e a tutte le elezioni regionali che si sono succedute negli ultimi due anni. La Democrazia sta diventando sempre di più un affare per pochi. Un sistema Democratico di questo tipo esprime una contraddizione in termini che richiede un cambiamento di rotta prima che sia troppo tardi. Recuperare il senso profondo della Democrazia è una delle sfide che la “Sinistra” ha davanti a sè. Per coglierla dovrà liberarsi di quei vincoli culturali che le impediscono di guardare ad alleanze con quei movimenti che la narrazione dominante indica come populisti e che, invece, nella stragrande maggioranza dei casi sono l’espressione di quella società civile consapevole che si sente sempre di più schiacciata dagli interessi rappresentati da una classe politica divenuta ceto e da un sistema economico sempre di più oligopolista. Mi pare di capire che quanto sta succedendo a Roma è il segnale che la “Sinistra”, in questo momento, non è in grado di raccogliere la sfida, perciò è destinata ancora una volta ad essere ricacciata nel limbo della semplice testimonianza.
Se non sai convivere con la "cricca" fai la fine di Marino!
Creato il 13 ottobre 2015 da FreeskipperA pronunciarsi sarà l’opinione pubblica. Cos’è l’opinione pubblica se non semplicemente il mercato al quale si rivolge una politica mossa sempre meno da grandi ideali e sempre di più legata alla contingenza del momento. Con le elezioni ridotte a pura competizione tra consorterie a vincere non saranno il rinnovamento della politica, il ricambio delle classi dirigenti o valori come l’etica pubblica, ma gli interessi forti e meglio organizzati. Vincerà chi sarà in grado di portare a votare il proprio elettorato. Penso che la Democrazia abbia raggiunto un livello tale di degrado da non trovare più consenso dei cittadini. Almeno non questo sistema Democratico. Per questa ragione l’opinione pubblica liberata da vincoli ideologici, si limiterà semplicemente ad astenersi. In fin dei conti è ciò che ha fatto alle ultime elezioni europee e a tutte le elezioni regionali che si sono succedute negli ultimi due anni. La Democrazia sta diventando sempre di più un affare per pochi. Un sistema Democratico di questo tipo esprime una contraddizione in termini che richiede un cambiamento di rotta prima che sia troppo tardi. Recuperare il senso profondo della Democrazia è una delle sfide che la “Sinistra” ha davanti a sè. Per coglierla dovrà liberarsi di quei vincoli culturali che le impediscono di guardare ad alleanze con quei movimenti che la narrazione dominante indica come populisti e che, invece, nella stragrande maggioranza dei casi sono l’espressione di quella società civile consapevole che si sente sempre di più schiacciata dagli interessi rappresentati da una classe politica divenuta ceto e da un sistema economico sempre di più oligopolista. Mi pare di capire che quanto sta succedendo a Roma è il segnale che la “Sinistra”, in questo momento, non è in grado di raccogliere la sfida, perciò è destinata ancora una volta ad essere ricacciata nel limbo della semplice testimonianza.