Monti, in una dichiarazione di stamattina, ha reso palese che nulla è salvabile a priori: anche il servizio sanitario nazionale se non verrà cambiato in fretta non reggerà il peso della crisi. La sua insostenibilità è evidente. Ma rimane che difendere l’universalità e la gratuità del servizio deve essere l’obiettivo di uno Stato Sociale, democratico ed egualitario.
SITUAZIONE PREVEDIBILE O IMPREVEDIBILE? – La notizia sta facendo il giro delle agenzie stampa e, in queste ore, è ribattuta dai maggiori quotidiani italiani. Poche ore e il teatrino della politica comincerà: chi lo difenderà, chi lo attaccherà, chi prenderà posizioni intermedie, chi dirà baggianate. Dipenderà, come al solito, dall’elettorato a cui ci si riferisce. Eppure un dato di cui tutti sono a conoscenza, consciamente o inconsciamente, già esiste.
Il nostro sistema sanitario nazionale è stato immaginato e costruito come una rete di sicurezza che sia in grado di assicurare egual diritto alla salute e cure mediche a tutti e indistamente. I caratteri di universalità e gratuità, anche se in parte rivista, hanno rivoluzionato il modo di fare assistenza sanitaria rendendola veramente democratica e attualmente insuperabile. Tuttavia, esiste una corrosa altra faccia della medaglia. Strutture costruite e mai messe in funzione, le professioni di medico e quello di assistente sanitario indebolite e precarizzate, appalti e sub-appalti di dubbia efficienza economica e trasparenza, scandali, mazzette, Regioni con il bilancio in rosso, sprechi, male-gestioni, degrado strutturale, criminalità organizzata, multinazionali farmaceutiche e tanto altro.
In decenni di scandali e soldi pubblici sprecati è possibile che nessuno ai vertici delle istituzioni si sia ancora chiesto pubblicamente “fino a quando questo cane che si morde la coda potrà andare avanti?”. Ecco perché la frase di Monti è una triste realtà: la mala-gestione politica, un’economia malata e la criminalità organizzata stanno uccidendo la sanità pubblica, che va risanata. Una realtà, però, che conosciamo già da tempo: la sanità nazionale è allo sbando e, come la pessima aministrazione, pesano anche i tagli. Perché le risorse effettivamente mancano, ma il tema, allora, diventa come procacciarle per salvare il nostro sistema, chè è uno dei migliori al mondo e di cui certamente «siamo fieri». E’ evidente, e si spera, che è su parole come razionalizzazione, tagli e risanamento che la politica dovrebbe confliggere, portando a soluzioni diverse a seconda dell’appartanenza. Ma chiedersi ancora se mantenere l’attuale modello è un errore in partenza: deve rimanere tale e, anzi, migliorare.
COME TROVARE LE RISORSE? – Ancora una volta in Italia, invece di aggredire la corruzione, l’evasione e l’elusione fiscale, tassare i grandi patrimoni e le transazioni finanziarie si attacca il “welfare state”. Istruzione, Pubblica Amministrazione, Sanità e redistribuzione della ricchezza (tasse). I pilastri su cui si basa uno Stato sociale, democratico ed egualitario vengono per l’ennesima volta messi in discussione prima di altri.
Possibile che non si capisca che, anche per una questione etica oltre che strategica, è meglio bloccare un progetto come il Tav o il ponte sullo Stretto di Messina o l’acquisto dei cacciabombardieri F-35, che tagliare sulla salute e sull’istruzione? Qualcuno direbbe che è demagogico scrivere questo e screditare investimenti simili, quando i responsabili della malapolitica italiana si chiamano Fiorito, Scillipoti o chi per loro. Ma non lo è. Bisogna fare delle scelte sul bilancio corrente rispetto a dei criteri strategici che i governi devono darsi per definire delle priorità: quale futuro si vuole per l’Italia? Questa è la domanda finale.
La crisi continua a distruggere tutto ciò che si è creato con decenni di lotte sociali e civili, ma senza un cambiamento radicale nella gestione della cosa pubblica è inutile anche solo ipotizzare alternative sostenibili.
di Stefano Vito Riccardi - http://dailystorm.it