Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Francesco Ranci (da New York)
Nel corso del dibattito, infatti, contrariamente alle attese Obama ha mantenuto un profilo tanto pacato e scevro di spunti polemici da lasciare sconcertati i suoi sostenitori, scatenando entusiasmo e toni trionfalistici da parte dei suoi avversari. Persino quando Romney lo ha apertamente accusato di aver regalato miliardi ai finanziatori delle sue campagne elettorali nel quadro di uno spreco da 90 miliardi di dollari destinati a investimenti complessivamente fallimentari in “eolico e solare” il Presidente non ha battuto ciglio. Limitandosi ad un mezzo e mesto sorriso, scuoteva un po’ la testa ma abbassava lo sguardo in segno di resa, davanti a sessanta o settanta milioni di americani.
Romney le stava sparando grosse. Paragonando questi “90 miliardi” ai 4 miliardi di incentivi fiscali destinati alle multinazionali del petrolio (“che non ne alcun bisogno”, aveva suggerito Obama) ha descritto “2,8 miliardi e non 4, che vanno anche a piccole imprese, mentre in un solo anno l’amministrazione uscente ha sprecato l’equivalente di cinquant’anni di questi sussidi alle fonti fosssili !”.
Obama avrebbe potuto cogliere l’occasione per prendere in giro l’avversario, facendogli notare che 4 per 50 fa 200, e non 90, per tornare al ritornello clintoniano (“aritmetica !”). Poi, serio, avrebbe potuto informare che i crediti garantiti a eolico e solare ammontano a 4 miliardi su base annua (non 90) e spiegare che non sono paragonabili alle esenzioni fiscali, visto che essendo crediti normalmente vengono ripagati, inclusi quelli alle imprese dei settori eolico e solare.