A meno di 36 ore dalla strage di Parigi, il pensiero e il cuore va a chi non vedrà mai più tornare a casa la persona cara, ai corpi mutilati negli ospedali.
Da 70 anni non c’è più stata una guerra tra i paesi occidentali, è un record storico, non dimentichiamolo e cerchiamo di passarlo positivamente alle future generazioni: noi ci siamo abituati alla pace e questo, per come la vedo io, è civiltà.
Quello che è successo a Parigi, come a New York l’undici settembre, sono azioni di guerra, a differenza di quello che vediamo sugli schermi il sangue e il dolore sono reali e s’incidono nella carne viva e nelle ossa rotte delle persone.
Quale deve essere la nostra reazione?
Facciamo i pacifisti ad oltranza?
Andiamo a dargli una lezione che non dimenticheranno tanto facilmente?
Di fronte a questa crudeltà non so quanti riescano a connettere il cervello e la pancia: ho chiuso Facebook per non deprimermi.
Chi dobbiamo ascoltare in questi frangenti?
Oggi sembra che tanti abbiano la soluzione infallibile che oscilla pericolosamente dalla richiesta di maggiore integrazione fino alla guerra santa all’Islam.
Punto primo: io non ho una soluzione…
Punto due: Il problema è talmente enorme da farmi diffidare di quelli che tirano fuori soluzioni semplici, vanno bene per parlarne durante l’aperitivo, concretamente non funzionano nella realtà.
Punto tre: chi fa di tutta l’erba un fascio, chi generalizza voglio dire, sbaglia in partenza, non conosce e non ha approfondito, di solito ripete qualcosa che ha sentito dire alla televisione o ha letto da qualche parte.
Punto quattro: nessuno, neanche il Mossad, conosce tutte le variabili in gioco. Figuriamoci gli opinionisti occidentali e i comuni cittadini!
Punto cinque: di solito quello che si vede è una verità parziale e manipolata da gruppi che hanno interessi particolari.
Punto sette: ci arrendiamo alla nostra impossibilità di capire?
Da soli non ce la possiamo fare.
In questi momenti così duri, la mia proposta è di affidarci agli antichi Maestri, a coloro che riconosciamo come i padri fondatori delle grandi civiltà umane.
In occidente tanti si dicono cristiani, bene, allora a chi ci riferiamo a San Francesco d’Assisi o al papa Innocenzo III precursore della Santa Inquisizione? I musulmani vorranno seguire gli attuali capi militari che millantano di essere ispirati da Dio esattamente come gli aguzzini inquisitori o ai grandi mistici come Hamid al-Ghazali? Gli hinduisti seguiranno i fanatici come il bramano (assimilabile ai nostri preti) che assassinò il Mahatma Gandi o il padre dello Yoga Patanjali ed il mistico Caytania?
Da che parte staremo?
Chi sa pregare preghi, chi medita mediti, chi non sa nè pregare né meditare, si raccolga nel silenzio del cuore, e se non basta una volta lo ripeta fino a quando non sente salire il sussurro dell’anima che gli suggerirà da che parte schierarsi.
Se non altro eviterà di dire cose avventate.
Scoprirà che le guerre di religione non esistono, non sono mai esistite e non esisteranno mai, anche se chi combatte, oggi come ieri e come è prevedibile succederà in futuro, pensa che “Dio lo vuole”.
Invece non lo vuole Dio, lo vogliono quelli che la guerra non la fanno sul campo, quelli che a farsi esplodere e a sparare ci mandano i poveracci, poveracci due volte, una volta come carne da macello e l’altra perché indottrinati di falsità ideologiche con le quali s’identificano.
Ricordo che durante le crociate Francesco si recò in Egitto per parlare col Saladino, era un ingenuo?
No era un santo.
Io non dico che bisogna andare a parlare coi macellai con la testa bendata di scritte verdi coraniche, dico che se reagiamo con l’impulso ci faremo altro male e ci avviteremo in basso nella spirale, cadremo nella provocazione dei violenti, ci faremo incastrare nella trappola come una mosca nella regnatela e dolore si aggiungerà al dolore.
Io credo con certezza che la maggioranza degli esseri umani, indipendentemente dal Dio che pregano o che non pregano, desiderano una vita pacifica, normale, forse anche troppo normale.
Sarà un caso che questa ultima carneficina di Parigi sia avvenuta alla vigilia della visita del presidente iraniano in Europa?
Pensate che la soluzione delle guerre medio orientali sarà giocata sul piano militare?
Noi dobbiamo difenderci, abbiamo il dovere di proteggerci dalla barbarie cui abbiamo assistito, noi dobbiamo tutelare i valori fondanti della nostra civiltà: libertà individuale e carità cristiana, e chi non si ritiene né liberale nè cristiano stia sereno, non si tratta di un’etichetta, è qualcosa di così profondamente radicato da appartenere in intensità diverse a tutti noi occidentali, da Pericle in poi.
Ma soprattutto siamo esseri umani e abbiamo qualcosa che ci fa simili a quel Dio che ignobilmente viene richiamato dai violenti. Facciamo silenzio e questa natura ci dirà molto di più dei giornali e della televisione, schiarirà la mente ed aprirà il cuore, senza per questo rammollirci, poiché solo chi è veramente libero dai condizionamenti può agire virilmente.
Vi racconto questo episodio recente.
Partecipando ad un corso di gestione del personale, ho assistito a qualcosa di veramente interessante.
Le persone, poco più di venti, erano molto diverse l’una dall’altra, ma tutte ben motivate e d’ingegno, imprenditori e manager che quotidianamente devono gestire situazioni anche molto complesse, sia sul piano professionale che umano. Tra di noi vi erano tipi umani molto decisi ed assertivi con sfumature autoritarie.
Nell’ultimo esercizio, dove si trattava di comprendere le esigenze dell’altro ed era necessario identificarsi in una situazione limite, proprio i più duri, quelli che avevano dimostrato una determinazione ed un’assertività più alta, si sono sciolti in un’emozione che in qualche caso si è rotta in pianto liberatorio.
Questo era per dire che prima di prendere posizioni su questioni gravi come questa di cui parliamo, spengiamo la televisione per qualche ora ed ascoltiamoci, entriamo in una pausa di riflessione, contattiamo la profondità delle nostre emozioni.
Da lì vengono la ragionevolezza e le soluzioni autentiche.
Le stesse cui si appellano i grandi Maestri dell’umanità.
Graziano Rinaldi