Si sa, il freddo, quello vero, fa presto a spingere i malcapitati al riparo dai suoi venti gelidi. Così come l'ondata di critiche hanno spinto con veemenza Sarri a mettersi al riparo con scuse esibite come mantello di protezione più che come reale sentimento di sincera mortificazione.
La bufera è iniziata con il "frocio" e/o "finocchio" scagliato a ridosso di Roberto Mancini con la stessa ingenuità di chi volesse imparare a tirare con l'arco il sabato pomeriggio al centro del paese usando come bersagli, veri esseri umani. Sarri ha visto Mancini sanguinare e le televisioni gridare il proprio sgomento, ha scoperto quanto possono essere pungenti le parole e la potenza mediatica data da una panchina di serie A, rispetto a una di B, quando in data 24 marzo 2014 tirò fuori "l'omosessualità" a sproposito senza sentir sollevare il minimo sospiro. La A e la B, due dimensioni diverse che convivono nella stessa realtà.
No, non sono fra quelli che crede che "le cose che avvengono in campo devono rimanere in campo". L'omertà non mi piace e se qualcosa di marcio può essere estirpato dall'orto, è bene farlo nel più breve tempo possibile. E no, non sono neanche fra quelli che "Sarri non deve più mettere piede su un campo di calcio". La stangata arriverà e lo raggiungerà puntuale. E la difesa del "ho amici gay", caro Maurizio, è diventata ormai una patetica difesa disperata - anche un po' paracula - di chi ha perso tutti gli appigli e cerca l'ultima vetrata sui cui tentare una vana arrampicata.
Ma la connotazione " Maurizio Sarri è un omofobo " mi sembra una fastidiosa esagerazione quasi delirante. Se le parole hanno un senso, e sono certo che ce l'abbiano, è bene valutarle per quello che sono, per il significato che esse esprimono. L'omofobia è la "Avversione ossessiva per gli omosessuali e l'omosessualità". Sic et simpliciter: non mi sembra che nessun episodio nella vita di Maurizio Sarri vada a supporto di questa tesi. Mi sembra invece che il tecnico del Napoli non abbia le qualità intellettuali che dovrebbero appartenere a chi occupa una posizione di spicco e di tale esposizione. Sarri di tanto in tanto si esibisce in uscite da "italiano medio alla mattina al bar davanti alla Gazzetta". Lo fa con superficialità mista a una buona dose di ignoranza e incapacità di cogliere il senso ultimo delle azioni e delle parole.
Roberto Mancini dice "Sarri è un razzista e gli uomini come lui non possono stare nel calcio"Sui campi di calcio si combattono battaglie parallele che possono essere vinte solamente con la coesione totale e la comunione di intenti. Battaglie, come quella contro l'omofobia, che devono essere combattute anche da personaggi come Sarri, che rappresentano un esempio e non possono, anzi, non devono dare l'insegnamento contrario. Anche per questo, l'errore di Sarri dovrebbe essere punito. Ma il coro dei "Sarri è un omofobo o razzista" - che poi in questo caso il razzismo c'entra come i cavoli a merenda - mi sembra solamente isterismo mosso da una sorta di paraculismo perbenista. A questa corrente postmoderna di stampo filosofico/culturale preferisco non iscrivermi.
E in tutto questo marasma torno a interrogarmi, se questo è un omofobo.