No perché sembra che uno, in qualsiasi buco di mondo si trovi, a qualunque ora e in ogni disparata attività sia impegnato, al trillo/vibro del suo apparecchio portabile debba in ogni caso rispondere.
Non è così, credetemi!
Potete rifiutare la chiamata e potete anche decidere di ascoltare per intero quella meravigliosa canzone che avete scelto come suoneria dopo ore e ore di prove.
Ma non ne faccio un discorso di educazione, cioè non solo e non qui, quella ce la siamo giocata da mo'.
È evidente però che chi dialogando con qualcuno a telefono non è in grado di fare altro non dovrebbe dar vita a umilianti tentativi di multioperatività.
C'è quello al bancomat che capace lascia lì i soldi alla fine o, più probabile, debba reinfilare la carta un centinaio di volte perché sbaglia a pigiare i tasti. C'è quello a mensa i cui neuroni impegnati nella smartoconversazione non gli consentono di scegliere tra il budino finto cacao e quello finto crema. C'è quello che a far benzina gira sei sette pompe, sempre col telefono all'orecchio, perché non gliene funziona una e chissà dove sta infilando i suoi soldi o che pin stia digitando.
C'è quello alla cassa del supermercato che s'incaglia tra mettere sul nastro, pagare e imbustare solo perché con il cellulare all'orecchio si muove alla velocità di un bradipo in coma.
Cioè, mettete giù, richiamate dopo... non credo che tutti stiate parlando e allungando la vita al povero Massimo Lopez davanti al plotone d'esecuzione (lo dico per i più attempati).
Non vi scappa nulla se ci parlate dopo cinque minuti, chiunque sia il vostro interlocutore.
Non ve lo sto manco a dire, ma tutti gli esempi sono tratti dalla vita vera e hanno come protagonisti individui di sesso maschile.
Una donna, MENTRE TELEFONA, è in grado di stirare una camicia da pittore, tenere d'occhio il sugo per non farlo attaccare, risentire i sette re di Roma al figlioletto che ripete storia e seguire in tivù le evoluzioni di Mitch e Cam in Modern Family.