Così ci suggerisce Antonio Scurati, su una pagina sulla Stampa - titolo, Una nevicata così si era già letta - che tocca senz'altro un tema di forte attualità visto gli sconquassi del Generale Inverno, e che pure mi piace pensare come un intervento a futura memoria.
Afferma Scurati:
Le forti nevicate, le grandinate, gli acquazzoni ci calano in un clima mentale da emergenza perpetua perché non riusciamo più a tessere mentalmente la trama che lega il passato al presente e, tramite questo, al futuro. Lo si sa: da qualche tempo qualcosa si è spezzato nel conto del tempo.
E certo nel conto del tempo va messo anche l'inefficienza (peraltro cronica e quindi non nuova) del nostro paese; come pure il bisogno di enfatizzare e spettacolarizzare l'emergenza. Ma detto questo, serve, come no, la cura che ci propone Scurati:
La letteratura in questo ci può aiutare. la letteratura vive, infatti, per sua natura, in un tempo più grande del presente.
E allora vengono in mente i gelidi inverni in montagna dei partigiani di Beppe Fenoglio oppure la Londra ghiacciata dei disperati di Dickens. E non si può che dare ragione a Scurati:
In letteratura un inverno non sarà mai solo questo inverno.