Ho il sospetto che mi succeda perché dalla letteratura mi piace ricevere qualcosa che in qualche modo mi faccia scavalcare la realtà quotidiana, giusto perché forse quella possiamo vederla letta tutti i giorni già dalla nostra pelle. Non parlo però di qualcosa che mi parli per forza di mondi alternativi o distanti, dunque non mi riferisco alla fantascienza o al fantasy, ma anche nell'ambito del cosiddetto mainstream tendo ad aver bisogno di alterità, nei temi, negli stili, nel respiro. Per dire, Franzen è uno scrittore quantomai radicato nella realtà del nostro tempo, eppure le sue storie, ancorché familiari, mostrano - per così dire - intorno a loro unorizzonte più vasto. Ecco, però... Sì, ebbene sì, c'è un però.
È il meraviglioso però di doversi ricredere, di scoprire che le nostre convinzioni possono cedere il passo a qualcosa di nuovo, che è sempre un azzardo assurdo generalizzare e che bisogna sempre avere il coraggio di aprire qualche porta nuova e vedere che cosa c'è di là. Nella fattispecie mi è successo quando mi è stato (caldamente) consigliato di dare un’occhiata a tal Andre Dubus grazie al quale, ormai l'avrete capito anche voi, la mia visione è (per fortuna) cambiata.
Autore americano, classe 1936, scomparso nel 1999 a soli 62 anni, dopo una vita molto travagliata (gli ultimi tredici anni li trascorse paralizzato dopo aver subito un investimento da un'automobile che lo travolse dopo che si era fermato a sua volta a prestare soccorso a due persone vittime di un incidente stradale), Andre Dubus è dunque scrittore contemporaneo, e riesce a esserlo con finezza e sensibilità davvero rare. Maestro in quella misura un po’ atipica della narrazione che è la novella, ovvero il romanzobreve, nello sfolgorante Voci dalla luna Dubus entra nella giornata cruciale di una famiglia che deve affrontare i risvolti di una crisi appena scoppiata, quella del padre (divorziato) che rivela al figlio maggiore (divorziato pure lui) che intende sposare la sua ex-moglie, del figlio intendo, ovvero la sua ex-nuora.
E dentro le centoventi pagine di narrazione, Dubus mette tutta la sensibilità di un'arte letteraria precisa, cristallina, distillata che trova il suo apice di poesia e leggerezza, nel capitolo incentrato sulla madre Joan, ormai divorziata dal marito e da lui distante, la quale riceve la visita di Larry, il figlio "tradito" dal padre, che non solo si scopa la sua ex-nuora, ma se la vuole addirittura sposare. Ed è qui che il libro, dall'apparire triste affresco di una vicenda di personaggi tormentati in baliadelle inevitabili correnti dei loro sentimenti e dei contrasti e dei dolori che queste arrecano loro, assume un altro più sorprendente significato, come viene fatto osservare nella (molto) bella postfazione del volume: quello di un piccolo straordinario libro sulla filosofia e la gioia del vivere. Un libro che nella misura in cui riuscirà a farvi tremare dentro (con me c'è riuscito e si sa che noi marziani non siamo affatto facili alla commozione), difficilmente riuscirete a dimenticare.
Aggiungo (doverosamente) due parole sull'edizione Mattioli 1885, editore che ha avuto la competenza di scoprire e il coraggio di proporre al pubblico italiano questo autore altrimenti destinato a restare nell'ombra. Ebbene il libro ha un prezzo non proprio economico per 134 pagine in formato che si può considerare tascabile (17,90€), ma l'edizione è elegante e curatissima, una goduria per gli occhi e per il tatto, praticamente un inno al libro cartaceo. Insomma, li vale, fuori e dentro, grazie anche alla traduzione di prim'ordine di Nicola Manuppelli (sua anche la bella prefazione). Insomma, prima compratene una copia per voi e poi compratene un'altra e regalatela a qualcuno che volete che sia felice.
La quarta di copertina:
"Quando sono sola la notte - e mi piace esserlo - guardo fuori dalla finestra e capisco. Il nostro compito non è vivere grandi vite, il nostro compito è capire e portare avanti le vite che abbiamo. Vedo che sorridi ancora. E hai ancora gli occhi umidi. Asciugateli in fretta, prima che le mie amiche pensino che è successo qualcosa di brutto."Voci dalla luna, Andre Dubus (Ed. Mattioli 1885)