Come volevasi dimostrare.
Eduard Snowden è stato incriminato per spionaggio e furto di documenti riservati di proprietà del governo americano.
Una funzionaria del dipartimento di giustizia interpellata in proposito si è rifiutata di commentare la notizia.
Com’era prevedibile, era solo questione di tempo prima che il governo americano perseguisse una delle peggiori fughe di notizie riservate della storia USA, soprattutto in considerazione del fatto che l’amministrazione Obama è stata la più impegnata a perseguire i whistleblower, ordinando più investigazioni di qualsiasi altra amministrazione precedente.
Obama, infatti, può vantare ben sei rinvii a giudizio sulla base dell’Espionage Act del 1917 su nove totali. In cento anni di storia tre casi e il presidente Nobel per la pace ben sei casi in soli quattro anni; un vero campione della libertà!
Forse il Change era questo allora…
Il Potere può spiare chiunque e dovunque, ma guai a spiare gli spioni e tanto meno a svelare le loro trame.
La privacy è monodirezionale. Quella delle istituzioni deve essere assoluta, quella della gente è solo una foglia di fico.
Ma tant’è, questo è il bello della democrazia, dove tutti comandano tranne che il demos, il popolo.
Ah già, ma c’è la questione della sicurezza nazionale, dimenticavo; il nuovo totem che mette a tacere chiunque.
Con questa incriminazione adesso Washington può legalmente richiedere alle autorità di Hong Kong l’arresto di Snowden; tra l’altro va notato che tra gli USA e l’ex colonia britannica vige un accordo di estradizione. Ci sono 60 giorni di tempo per formalizzare il rinvio a giudizio.
A questo punto ci sono vari scenari che possono aprirsi nei prossimi giorni.
La possibilità per il giovane Edward di chiedere asilo politico a Hong Kong o alla Cina o, come alcune voci riportano, all’Islanda; un imprenditore collegato a Wikileaks, Olafur Sigurvinsson, avrebbe messo a disposizione un aereo per portare Snowden in Islanda appena ottenuto l’ok dal governo del Paese europeo.
Mentre è altamente improbabile che Pechino voglia prendersi questa patata bollente – ha ben più necessità di Washington che di Snowden – resta Hong Kong dove Snowden può legalmente restare solo 90 giorni con il suo visto turistico di entrata, dopo di che diventerebbe illegale e l’estradizione sarebbe automatica. A meno che non chieda asilo politico, ma la questione è alquanto controversa.
Resta l’Islanda o magari qualche altro piccolo Stato come l’Ecuador, che ha fatto della politica di resistenza alla prepotenza nordamericana la propria bandiera. Vedremo.
Naturalmente sia il GCHQ che Downing Street interpellati hanno risposto con un secco ‘no comment’.
Insomma se Sparta piange, Atene non ride.
“Io spero, prego e chiedo che tu non riveli alcun segreto che possa costituire un tradimento[3]” chiedendo altresì al figlio di mettersi a disposizione della giustizia.
“Ho fiducia nel nostro sistema giudiziario: preferirei sapere mio figlio prigioniero negli Stati Uniti piuttosto che saperlo uomo libero in un Paese che non ha i nostri standard di libertà”.
Perbacco, davvero un bell’esempio di libertà e di patriottismo!
Per tornare a Sparta, proprio come le madri degli opliti che pregavano di veder ritornare i figli morti sugli scudi piuttosto che saperli dei traditori.
[2] http://www.guardian.co.uk/uk/2013/jun/21/gchq-cables-secret-world-communications-nsa