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Search & Destroy - Come eliminare i cliché del fantasy e rinnovare il genere

Da Luciferkitty @MicheleAFGreco
(Articolo originariamente pubblicato sul secondo numero della rivista "Fralerighe")
Search & Destroy - Come eliminare i cliché del fantasy e rinnovare il genereNegli ultimi anni abbiamo assistito a un boom commerciale del fantasy, che però ha portato a una sostanziale crisi di idee. Ogni nuova moda è stata cavalcata così tanto da esaurirsi nel giro di pochi mesi, basti citare gli esempi dei vampiri e degli angeli. C’è però un macigno che opprime il fantasy da decenni e decenni: i cliché del fantasy classico (high fantasy, heroic fantasy, sword & sorcery, low fantasy medievaleggiante). Alcuni di voi potrebbero dire che contano poco, in quanto il fantasy è composto da quasi quaranta sottogeneri diversissimi tra loro. Vero, ma è anche vero che, nell'immaginario comune, il fantasy classico è quello più influente. In particolare, in Italia tutte le opere fantasy vengono confrontate con i cliché tolkieniani, anche quelle che non c’entrano assolutamente niente. Più volte mi è capitato di leggere in recensioni di libri steamfantasy o urban fantasy degli elogi per la lontananza dal fantasy classico, quando in realtà quei sottogeneri non hanno mai avuto nulla a che fare con Tolkien e Howard.

Search & Destroy - Come eliminare i cliché del fantasy e rinnovare il genere

I Drow sono stati un interessante tentativo
di ribaltare il cliché degli elfi,
prima di diventare cliché a loro volta
.

Questa distorta mentalità comune sta danneggiando anche buona parte delle nuove generazioni di lettori e di scrittori, che ormai credono che il fantasy esista solo dentro quei cliché ripetuti fino alla nausea. Nulla di più sbagliato! Il fantasy è prima di tutto fantasia, che guarda caso si nutre di originalità. Un fantasy poco originale è un fantasy con poca fantasia, e quindi un fantasy di serie B!Ma quali sono i cliché incriminati? Netta divisione tra bene e male, ambientazione medievaleggiante, eroe predestinato, signore del male, compagnia che gira a vuoto alla ricerca di qualcosa, disgusto per ogni elemento tecnologico, uso della magia di tipo classico, uso di determinate creature (elfi, draghi, nani etc etc).


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Un drago biomeccanico 


Dato che ormai tutti i sottogeneri devono confrontarsi col pensiero comune legato ai cliché classici, sarebbe bene spiegare come essere originali.Innanzitutto bisogna conoscere bene il genere, senza fermarsi al sentito dire. Poi si possono fare tre cose: ignorare i cliché, distruggerli platealmente o ribaltarli.
Chi sceglie di ignorare i cliché semplicemente li evita come la peste o per lo meno li usa molto raramente.
Chi sceglie di distruggere platealmente i cliché inserisce nuovi elementi in modo da portare il fantasy alle sue estreme conseguenze. È il caso, ad esempio, degli autori new weird e bizarro fiction.
Chi sceglie di ribaltare i cliché li modifica e innova in modo originale, come nel caso dei draghi biomeccanici di Michael Swanwick, che poi sono anche una presa in giro nei confronti del fantasy classico.Ma ci si potrebbe chiedere da dove prendere i nuovi elementi per innovare il fantasy. Be’, si può ricorrere a mitologie ancora poco utilizzate, come quelle africane, oppure ci si può rivolgere al folklore contadino. Ancora meglio, si possono inventare dal principio nuove creature e nuove ambientazioni, prendendo spunto solo dalla propria personalissima immaginazione.

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La mappa di Bas-Lag,
una delle ambientazioni più originali
della storia del fantasy

Un’altra tendenza che sta andando di moda negli ultimi tempi è quella di rendere il fantasy "meno fantasy", inserendo solo pochi elementi soprannaturali importanti per la trama. Questo è il caso del realismo magico e del low fantasy, ma anche di parte dello urban e del fantasy storico. Gli autori che seguono questa strada sostengono che, legando ancora di più il fantasy al nostro mondo e puntando l’attenzione sui personaggi, si possa arrivare più facilmente ai lettori scettici.
Peccato che in questo modo viene meno il potere allegorico del fantasy, che può trasmettere contenuti socio-politici o filosofici in modo trasversale e stratificato, con una sottigliezza tale da poter evitare censure e arrivare al lettore in modo quasi subdolo. In questo senso, il fantasy è il romanzo sociale del nuovo millennio e autori come China Miéville e Philip Pullman lo sanno bene. Senza contare che il fantasy può benissimo aspirare a essere “letteratura alta” senza svendersi e senza rinunciare all'originalità e alla fantasia, e in questo senso è da citare Jeff VanderMeer.
In conclusione, ci si augura che il fantasy si risvegli e si tolga di dosso delle scomode etichette affibbiatedall'ignoranza comune. Per far ciò c’è bisogno anche del coraggio degli editori, che dovrebbero puntare più sull'originalità e la qualità, che non sul seguire passivamente dei fenomeni commerciali morti prima di nascere.

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