Si sposta di continuo, e lavora nelle più importanti città italiane con commissioni sempre più importanti. Nei primi anni del ’700 è a Vienna, poi ancora a Venezia e Firenze. Nel 1714 è all’opera in Inghilterra e poi in Francia. 20 anni dopo, la morte lo coglie a Venezia, ancora al lavoro.
Le sue opere mostrano riferimenti diversi. Estremamente capace nel simulare qualsivoglia stile, Ricci approfondì in modo continuativo lo studio dell’arte cinquecentesca, sviluppando un tratto pittorico rapido e nervoso. Con un un trionfo di colori irreali, chiari e vividi, con le sue tonalità argentate, fu il primo a riprendere gli stilemi del Veronese, ponendosi come anello di congiunzione tra quest’ultimo e il Tiepolo. La sua è un’arte ariosa e brillante che rifugge l’introversione meditabonda e i toni cupi. I colori del Ricci fanno meraviglie, i volti ritratti si aprono spesso in luminosi sorrisi.
La perdita crescente di centralità commerciale indebolisce Venezia anche sul fronte artistico. Con il Ricci, la città si riconnette all’Europa, stravolge un futuro prossimo che sembra già scritto. Lui è un pittore veneto itinerante, il primo virtuoso viaggiante. Gli riesce il miracolo di imporre a Venezia come a Londra, Parigi e Vienna lo stesso stile innovativo, fatto di effetti di luce e di colori chiari. Le basi per i futuri trionfi pittorici del Tiepolo sono pronte.
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