Sebastião Salgado. Profumo di sogno

Creato il 19 giugno 2015 da Gaetano63
 Il lungo viaggio di Salgado tra ambiente e agricoltura
I volti del caffè
Anche questo progetto contiene una domanda sul senso più generale del produrre invitando a riflettere sull’etica del lavoro e sulla sostenibilità ambientale ed economia Sostenibilità che in Salgado è anche un impegno concreto al di là della fotografia
di Gaetano Vallini«Forse è strano da ammettere per un brasiliano, ma non bevo mai caffè». Sebastião Salgado lo rivela presentando l’elegante volume Profumo di sogno (Roma, Contrasto, 2015, pagine 320, euro 59), ovvero un viaggio nel mondo del caffè — come recita il sottotitolo — attraverso centocinquanta suggestive immagini. Un viaggio lungo tredici anni che il grande fotografo ha compiuto in dieci Paesi in cui si produce il preziosi chicco: Brasile, India, Indonesia, Etiopia, Guatemala, Colombia, Cina, Costa Rica, El Salvador e Tanzania.Non beve caffè, dunque, Salgado, «eppure — aggiunge — mi scorre nel sangue». E non può essere altrimenti, visto che conosce bene la vita dei coltivatori, avendoli osservati fin dall’infanzia. Nato nel 1944, ultimo di otto figli, da piccolo accompagnava il padre sul camion a ritirare i chicchi da macinare che poi trasportava attraverso lo Stato del Minas Gerais verso i porti lungo la costa. Presto, e fino a quattordici anni, lo aiutò anche nel mulino, asciugando i chicchi e cucendo i sacchi di iuta. Non è stato quindi per caso se più tardi, trasferitosi a Parigi per continuare gli studi in economia, dopo la laurea accettò un lavoro all’ International Coffee Organization. Non sorprende neppure che qualche anno dopo, abbracciata la carriera di fotografo, scelse di diventare testimone dello sviluppo sostenibile del pianeta, senza dimenticare quelle origini. Dal 2002 al 2015, con il suo sguardo attento Salgado ha documentato la vita nelle piantagioni, i momenti della fioritura e le varie fasi della lavorazione del caffè. Ma soprattutto ha fotografato le persone — «circa 25 milioni disseminate in 42 Paesi», precisa egli stesso nella prefazione al volume — che con amore e dedizione, ma anche con fatica e sudore, svolgono ogni giorno questo lavoro.«Forse quel che mi ha colpito di più — annota il fotografo — sono state le analogie nelle vite dei coltivatori di caffè, pur separati da oceani e continenti. Solo in pochi luoghi le macchine hanno sostituito alcune fasi del processo di lavorazione, ma la maggior parte dei produttori sono piccoli agricoltori che raccolgono a mano le ciliegie del caffè, con mogli e figli che li aiutano a essiccarle, e le trasportano sui muli fin dai loro compratori. E non mi è difficile immaginare un coltivatore di caffè della valle del Lijiang, nella provincia cinese dello Yunnan, adattarsi facilmente a lavorare nella Valle Todos los Reyes in Costa Rica».Con le sue foto Salgado ci invita «a guardare nel fondo della tazza, non per intravedervi il nostro futuro, ma per scorgere la lunga fila di uomini e donne che si inerpica su stretti sentieri fin sopra le nuvole o che si fa strada attraverso boschi oscuri e umidi, a dorso di mulo, fino ad arrivare alla piantagione di caffè» scrive Luis Sepùlveda nel testo che accompagna le immagini. E aggiunge: «È questo che fa Sebastião Salgado: restituire l’epica dello sforzo umano, la dignità onnipresente del lavoro nella splendida sobrietà delle sue gesta, ossia raccontare in immagini la storia del mondo». E lo fa, come del resto in altri progetti, «con uno sguardo antropologico — come spiega Angela Vattese nel saggio critico — nonché costantemente rivolto ai lati più problematici sia del lavoro di fotografo, sia del lavoro in sé: come a spiegare che il primo, benché creativo e autoriale, se condotto in maniera onesta contiene sempre una domanda sul suo senso e sul senso più generale del produrre».Anche in questa circostanza — era già avvenuto con il progetto Genesi, una lettera d’amore al nostro pianeta “scritta” con le immagini dei luoghi ancora incontaminati — l’autore si concede una pausa, una sorta di riscatto positivo dopo i crudi reportage di denuncia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della povertà e della guerra. Tuttavia non dispensa se stesso e l’osservatore dal riflettere su temi cruciali, come il rispetto che si dovrebbe nell’avvicinarsi a culture lontane, l’etica del lavoro, i pericoli di un’agricoltura invasiva e, soprattutto, la sostenibilità ambientale ed economia.Sostenibilità che è anche un impegno concreto al di là della fotografia. Infatti Salgado, insieme alla moglie, Lélia, ha lavorato fin dai primi anni Novanta al ripristino di una parte della fascia atlantica forestale del Brasile. Nel 1998 sono riusciti a trasformare questo territorio in una riserva naturale e fondato l’Istituto Terra con l’obiettivo di risanare, tutelare e preservare la foresta (Mata) Atlantica, uno dei cinque ecosistemi più importanti al mondo.Dal punto di vista puramente artistico Profumo di sogno va invece a inserirsi in un contesto ampiamente visitato. «Si può senz’altro dire — spiega infatti Andrea Illy che ha voluto questo progetto — che il caffè sia la bevanda ufficiale della cultura. Ogni arte e ogni artista, fin dall’Illuminismo, hanno avuto con essa strettissimi rapporti: lo straordinario lavoro di Salgado è un nuovo tributo a questo legame, che si esprime attraverso l’arte e la bellezza».Il volume è accompagnato da due mostre omonime all’Expo di Milano fino 31 ottobre e a Venezia fino al 27 settembre presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, dove il progetto è stato presentato in anteprima mondiale.
(©L'Osservatore Romano –  20 giugno  2015)DIDASCALIE
1 - Un raccoglitore di caffè nella piantagione di Shangri La, Rift Valley, pendici del cratere Ngorongoro, Tanzania 2014. © Sebastião Salgado/Amazonas Images
2 -Raccoglitori di caffè. Finca la Hilda sulle pendici del vulcano Poas, regione San José, Costa Rica 2013. © Sebastião Salgado/Amazonas Images
3- Coltivazioni di caffè Llano Bonito de Sarcero, Regione Centrale, Costa Rica 2013. © Sebastião Salgado/Amazonas Images

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