Sec 2010, per un nuovo calcolo di pil ed economia: #artificicontabili #raccontatelatutta

Creato il 08 agosto 2014 da Alessandro @AleTrasforini

Riforma del Senato, modifica al Titolo V della Costituzione, (prossima) modifica della legge elettorale: sparate via tweet a parte, il percorso delle "riforme istituzionali" sembra essere cominciato. Come se non bastasse, intanto, sui conti pubblici torna ad aleggiare lo spettro di una (possibile) manovra correttiva finalizzata a riequilibrare il bilancio dell'Erario statale.
In altre parole, l'equazione che si utilizza in questa situazione sembra essere piuttosto semplice:

meno crescita o crescita non sufficiente = minori risorse a disposizione = necessari aggiustamenti ai conti pubblici per ottemperare ad impegni e accordi

Esulando dalle definizioni semplicistiche presenti purtroppo (da troppo) nel dibattito pubblico, nessuno ha provato ad elevare lo stesso (e le conseguenti percezioni dell'elettorato) su questioni più elevate. Soprattutto in termini economici.
Cosa accadrebbe alla strana equazione precedentemente descritta qualora, nei fatti, dovesse arrivare un nuovo "artificio" contabile a modificare il calcolo di "crescita" e, conseguentemente, dei valori economici atti a sostenere gli innumerevoli pesi (e cappi al collo) che lo Stato italiano si porta addosso?
Dovrebbe essere questa la domanda più importante da porre, al fine di migliorare ed elevare il livello delle discussioni attualmente scadute in uno stato pietoso. A questa questione sembrano rispondere nel miglior modo possibile due termini, costituiti da una parola ed un numero: SEC 2010.
In parole il più possibile semplici, tale parola esprime il cosiddetto "sistema dei conti nazionali" contestualizzato all'Unione Europea.
Citando dal sito dell'Istat, infatti, è possibile riportare quanto segue:

"[...] [Il SEC] è lo schema di riferimento per la misurazione dell'attività economica e finanziaria di un sistema economico, delle sue componenti e delle relazioni che fra di esse si instaurano in un determinato periodo di tempo. Oggetto della misura sono le transazioni poste in essere dagli agenti economici [...] nei rapporti con le altre unità residenti sul territorio economico o con quelle non residenti. [...]"

In altra parte, pertanto, presto si avrà un nuovo metodo di calcolo in grado di ridefinire l'entità delle grandezze macro-economiche che regolano i conti pubblici di un Paese: Prodotto Interno Lordo, livelli di crescita annua, [...].
Un'altra importante questione può derivare, inoltre, dai tempi di attuazione di questo provvedimento strutturalmente destinato a mutare conti pubblici ed equilibri economici di scala continentale. Citando dal sito dell'Istat, è possibile leggere quanto segue:

"[...] Il nuovo sistema dei conti nazionali diventa operativo da settembre 2014: a partire da quella data tutti i dati di contabilità nazionali saranno definiti in accorso con il Sec 2010.
Poiché l'applicazione del nuovo Sec 2010 richiede notevoli adeguamenti dei sistemi statistici nazionali, la Commissione ha concesso agli Stati membri delle deroghe temporanee [...] l'Italia potrà adeguarsi con due anni di ritardo al nuovo calendario [...]"

Sarà possibile avere, pertanto, novità sugli indici macro-economici sin dall'anno corrente. E, cosa non da poco, sin dalla prossima rivalutazione dei parametri svolta dall'Istat. I conti pubblici allo stato attuale godono infatti di una regolamentazione che, stando a quanto scritto sul sito della Ragioneria dello Stato, ha origini ormai piuttosto distanti e sicuramente da rivedere:

"[...] In Italia, come in gran parte dei paesi Ue, il passaggio ad una nuova versione delle regole di contabilità - la transizione dalla versione 1995 a quella 2010 del Sec - è il momento più adatto per adottare i necessari miglioramenti dei metodi di misurazione e per introdurre nuove fonti informative che si sono rese disponibili negli anni recenti. [...]"

Sarà quindi opportuno rivedere il conteggio sui dati macro-economici, alla luce delle nuove "fonti informative" che si sono rese disponibili in questi anni. Fino a questo punto, infatti, non sembrano esserci sia esigenza che momento migliori per rinnovare il sistema di contabilità continentale: crisi economica di portata devastante da cui è sempre più urgente uscire, tessuto sociale massacrato in ogni sua fibra, questioni rilevantissime di riqualificazione e/o miglioramento delle attività produttive, [...].
Quali basi tecnico-politiche ha il nuovo regolamento di calcolo che potrà, in termini pratici e concreti, influenzare concretamente le dinamiche e gli equilibri dei conti pubblici che hanno innescato e fatto perdurare la gravità di questa crisi? E' possibile rispondere a questa domanda scrivendo quanto segue dal sito ufficiale dell'Istat:

"[...] Il nuovo sistema, definito nel Regolamento Ue n. 549/2013 pubblicato il 26 giugno 2013, è il risultato di una stretta collaborazione fra l'Ufficio statistico della Commissione (Eurostat) e i contabili nazionali degli Stati membri. [...]"

Tale metodo è quindi imperniato su direttive europee (cfr. http://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/ALL/?uri=CELEX:32013R0549) che potrebbero, sempre in chiave teorica, anche alterare in maniera consistente l'equilibrio dei conti pubblici per come sono stati fino ad ora conosciuti.
Fra le notizie attualmente in corso di banalizzata e ridicolizzante discussione, una novità come questa dovrebbe riscontrare massima attenzione nel dibattito pubblico. Condizionale d'obbligo, specialmente in una nazione al palo anche (o soprattutto?) culturale come quella italiana.
Recependo informazioni dalle autorità europee, Governo e Parlamento italiano hanno concluso l'iter di approvazione istituzionale di questo nuovo importantissimo atto normativo dall'importanza fondamentale per gli equilibri futuri delle economie. (cfr. http://www.parlamento.it/web/docuorc2004.nsf/Elencogenerale_Parlamento/3EE6714AEB4893A0C12578420049A0F0)
Un'altra domanda importante potrebbe riguardare, forse, la necessità di porsi un'ulteriore domanda: quali differenze saranno introdotte nel calcolo dei parametri economici grazie a questo metodo di contabilità? A questa FAQ risponde, in maniera sintetica, lo stesso Istat:

"[...] I cambiamenti riguardano sia la metodologia di stima delle grandezze economiche all'interno dei conti nazionali, sia la tempestività nella diffusione dei dati. Le principali modifiche sono:

  • cambia il modo con cui sono registrate le spese in ricerca e sviluppo (R&S) e le spese per armamenti: non più costi degli operatori che le effettuano ma spese per accumulazione di capitale (ovvero investimenti fissi lordi);
  • cambia la contabilizzazione dei beni inviati all'estero o ricevuti dall'estero per essere sottoposti a lavorazione senza che vi sia un cambio di proprietà [...]. L'adozione delle nuove definizioni modificherà in modo significativo la stima dei flussi con l'estero di beni e servizi;
  • a partire dal 2017 viene introdotta una tavola supplementare che misura i diritti pensionistici acquisiti;
  • migliora la misurazione dell'output delle assicurazioni contro i danni, in particolare per la parte relativa agli indennizzi a fronte di eventi catastrofici;
  • migliora la tempestività dei risultati sia nel programma di trasmissione a Eurostat, sia nella diffusione a livello nazionale;
  • viene ridefinito l'insieme degli enti appartenenti all'Amministrazione pubblica sulla base degli aggiustamenti metodologici introdotti dal Sec2010. [...]"

Quali conseguenze potrebbe produrre in termini reali l'attuazione piena di questo sistema di calcolo uniforme su piattaforma continentale?
E' possibile rispondere a questa domanda richiamando, in termini sintetici, un'altra risposta piuttosto interessante dal sito dell'Istituto di Statistica:

"[...] Il 16 gennaio la Commissione europea ha fornito una prima stima degli effetti sul Pil connessi al passaggio [al SEC 2010] [...]. Tale stima, basata su elaborazioni del tutto preliminari e provvisorie, valuta l'impatto medio sul livello del Pil europeo a +2,4%, su quello italiano fra +1 e +2%. L'impatto sui tassi di variazione annui è invece marginale. È importante sottolineare che la stima presentata si riferisce esclusivamente all'effetto dei cambiamenti introdotti con il Sec 2010 e non a quello di molte altre modifiche, che molti Stati membri (tra cui l'Italia) introdurranno nella stessa occasione. Tali modifiche riguardano l'aggiornamento e il miglioramento delle fonti informative e delle metodologie di stima. [...]"

In altre parole, pertanto, sarebbe possibile ottenere su scala annuale tassi di crescita piuttosto sostenuti. Fin dall'anno corrente 2014.
Fino ad ora, nessun problema quantomeno apparente: tassi di crescita economica realizzati senza particolari sforzi, senza manovre aggiuntive atte a raddrizzare conti pubblici, registrando benefici per investimenti in R&S, studi diffusi sui diritti pensionistici da condividere a livello continentale, [...].
Grazie a questo SEC 2010, in termini reali, la crisi potrebbe dirsi definitivamente superata. Almeno a livello macro-economico.
Esiste qualche tranello od inconveniente nel calcolo strutturale di questi parametri specifici? Purtroppo sembra di sì.
A questa domanda risponde in maniera chiara un articolo da Repubblica.it riportato nel seguito:

"[...] Tutti i Paesi Ue, compresa l'Italia, inseriranno "una stima nei conti (e quindi nel Pil)" delle attività illegali, come "traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)". La novità sarà inserita a partire dal 2014 nei conti, in coerenza con le linee Eurostat. [...] Si tratta di una novità che rientra nelle modifiche condivise a livello europeo [...]. Nello specifico, tra le riserve trasversali avanzate ce ne è una, sottolinea l'Istituto, che "ha una rilevanza maggiore", in quanto, appunto, riguarda l'inserimento nei conti delle attività illegali, che già il precedente sistema dei conti nazionali [...] aveva previsto, "in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico. [...]"

In altre parole, pertanto, si potrebbero aggiungere benefici al Prodotto Interno Lordo di uno Stato contabilizzando anche i traffici occulti derivanti da droga, prostituzione o forme di contrabbando. Può questo SEC 2010 aggiungere globalmente benefici ad uno Stato falcidiato da una tremenda crisi sociale senza precedenti come quello italiano? Senza valutare, inoltre, la difficoltà di effettuare stime attendibili di attività illegali.
Citando l'articolo precedente, infatti, si valuteranno "tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico".
L'Italia potrebbe tornare a crescere, purtroppo, includendo in maggior parte (come negli altri Stati UE, va specificato) proventi derivanti dall'illegalità.
Si tratta di una cosa giusta o corretta, questa? La crisi economica e l'economia hanno insegnato che, soprattutto in questi anni, ciò che non è nè etico e neppure giusto può comunque essere conveniente: basti pensare al cortocircuito che ha portato l'economia reale a rimediare ai danni prodotti dalla finanza virtuale, per farla il più breve possibile. Quali possono essere ulteriori interpretazioni non "politically correct" a questo provvedimento?
Basti citare, per farla il più breve possibile, il pezzo richiamato nel seguito dal sito di MicroMega:

"[...] L'Eurostat ha rivisto i criteri per il calcolo del Pil. Da quest'anno saranno inclusi nel reddito nazionale anche le spese private per la ricerca e lo sviluppo ed i proventi di molte attività criminali. Secondo le stime più prudenti, il Pil dovrebbe aumentare statisticamente dell'1-2%, ma altre valutazioni fanno pensare ad un incremento [...] del 10%. Al di là dei problemi etici, questa innovazione metodologica avrà conseguenze rilevanti.
Per prima cosa, la rivalutazione farà diminuire artificialmente il rapporto debito-Pil, ad ulteriore riprova della insensatezza di questo ed altri parametri europei. Ma la cosa più inquietante è che da oggi tutti i governi avranno un motivo in più per non perseguire il lavoro nero e l'economia criminale, perché producono reddito e occupazione come qualsiasi altra attività. Anzi, un po' di delinquenti in più faranno diminuire il tasso di disoccupazione e faciliteranno il rispetto dei famigerati criteri di Maastricht. [...]"

Può questo punto costituire un fattore eticamente corretto e finalizzato all'implementazione su scala nazional-continentale di forme di giustizia sociale?
Porsi questa domanda equivale, in termini reali, a completare il percorso verso un dibattito collettivo che ad oggi langue nel silenzio più totale.
Le "voci" di contabilità esplicitate dal pezzo in questione sono le seguenti:

  • prostituzione;
  • contrabbando;
  • usura;
  • spaccio di droga;
  • acquisto di armamenti come spesa per investimento (?).

E' possibile lasciare al lettore qualsiasi sospetto sull'immensa entità di certi proventi in Italia.
Per riferimenti utili bussare alla porta di: economia criminale, corruzione, evasione fiscale, [...]. La complessità socio-etica di una questione come questa, su cui le decisioni e le consapevolezze del popolo italiano sembrano essere tendenzialmente pari allo zero (o quasi), può essere chiaramente interpretabile sottostando ad una serie di logiche che dovrebbero essere facilmente comprensibili. Condizionale d'obbligo, ovviamente.
Quel che dovrebbe essere chiaro ed assodato è in termini espliciti piuttosto semplice, purtroppo:

"[...] Fino a ieri l'economia propriamente criminale veniva invece considerata una semplice redistribuzione di ricchezza dai cittadini onesti verso i delinquenti e [...] non era ritenuta in grado di creare reddito e occupazione, a differenza delle imprese normali.
Ora si osserva pragmaticamente che molte attività criminali sono del tutto assimilabili a normali transazioni economiche.
In fondo [...] parecchi lavori legali sono più pericolosi, precari e mal pagati della prostituzione e il confine tra usura e intermediazione finanziaria regolare è piuttosto labile.[...]"

Può questa essere una china interpretativa su cui (ri)costruire un mondo falcidiato da una crisi economica che dovrebbe aver insegnato qualcosa nel merito di fattori etici ed afferenti alla giustizia sociale? La risposta a questa domanda è, purtroppo, tanto scontata quanto inutile da dare.
Quel che è deciso si farà, da settembre 2014. Quali conseguenze potrebbe comportare una decisione simile, in chiave tecnico-politica?
Parte della risposta a questa domanda si trova, nel breve termine, guardando ad un articolo proveniente dal sito de Il Sole 24 Ore:

"[...] Il dato di ieri [recessione tecnica a -0.2%] è l'ultimo diffuso dall'Istat sulla base del vecchio sistema europeo dei conti nazionali Sec 95. Da settembre [...] passerà al nuovo sistema Sec 2010, in linea con gli altri paesi Ue. L'aggiornamento comporterà l'inserimento nei conti nazionali di alcune voci finora non utilizzate nel calcolo del [...] Pil. In particolare le spese in ricerca e sviluppo verranno ora considerate come spese per investimento e non più come costo intermedio. L'altra novità riguarda la riclassificazione da "consumi intermedi" a "investimenti" della spesa per armamenti [...].
Novità anche per le attività illegali, con l'inserimento di stime relative al traffico di stupefacenti, prostituzione e contrabbando di sigarette o alcol. La variazione del Pil in termini di valori monetari, ma non certo di dinamica, con Sec 2010 dovrebbe essere positiva e non inferiore al 2% [...].
Istat diffonderà il 9 settembre i dati con il ricalcolo del Pil del 2011 e il 22 settembre i nuovi conti economici annuali basati su Sec 2010.
È ipotizzabile che il nuovo quadro macroeconomico del Governo, contenuto nella Nota di aggiornamento di settembre del Def, sia già basato sul nuovo sistema. [...]"

E' ipotizzabile, pertanto, che l'attuale Governo abbia già messo in cantiere tale evenienza aggiornando le statistiche macro-economiche all'allineamento con la nuova normativa di calcolo. A quando si vedrà il consueto esercito di dichiarazioni che inneggiano al miracolo ed al Governo del fare assoluto?
In altre parole, pertanto, si rischierebbe di avere un surplus nelle percentuali di crescita a causa di attività illegali precedentemente non contabilizzate.
Così facendo l'economia reale sarebbe sicuramente certificata verso una china pericolante ed instabile, specialmente in chiave futura.
Una decisione come questa rischierà (purtroppo) di scatenare una marea di dichiarazioni tronfie di politici e politicanti vari, inneggianti ad un'Italia miracolosamente uscita dalla crisi economica grazie a "riforme" istituzionali condotte in porto nel più breve tempo possibile. E via di seguito.
Nessuno (o quasi) proverà a mettere in discussione l'architettura normativa che ha condotto a tale risultato.
Le possibili motivazioni di questi futuri comportamenti, specialmente in un Paese che ha una classe politica come quella italiana, rischierebbero di essere purtroppo note a tutti. Il ruolo dell'informazione è stato, ancora una volta, non all'altezza della situazione (per non scriverne di peggio): titoli e titoloni su una recessione, articoli su benefici derivanti dal "bonus 80", [...]. La disinformazione sembra essere stata sovrana, una volta di più.
Quali possano essere le conseguenze che una simile scelta porterà al contesto europeo, sarà purtroppo chiaro solo con la Storia.
In parole povere, comunque, è possibile scrivere che i meccanismi che hanno contribuito all'innescare questa crisi potrebbero non essere stati compresi a fondo nella loro gravità e nella loro tragicità.
Quali le conseguenze, invece, nel breve termine? A questa domanda sembrano interessate maggiormente sia l'informazione che la politica italiane, da sempre appese alla voglia (apparente?) di distrarre elettorati e popoli bisognosi di chiarezza. La risposta a questa domanda è presente nel seguito, citando un articolo proveniente dal sito di "Europae - La rivista di affari europei":

"[...] Con la rivalutazione del PIL con i nuovi calcoli, entrano nel computo dell'economia nazionale anche le stime delle attività criminali e vengono rivisti alcuni capitoli di calcolo delle spese per ricerca e sviluppo e per spese militari. [...] ci si attende [...] una rivalutazione media dell'1%.
Tanto basterebbe per far quadrare i conti pubblici italiani.
Occorrerebbe però uno sforzo maggiore per sbloccare i dossier essenziali per la ripresa [...].
Con un rapporto debito/PIL ormai oltre al 135% si potrà anche essere tranquilli nell'autunno 2014, per aver rimandato una manovra (non quella per reperire i fondi per la proroga degli 80 euro in busta paga), non sarebbe però abbastanza per cancellare i problemi di lungo periodo."

Spazio a questo strumento dovrebbe essere dato dai media nazionali, senza attendere le dichiarazioni tronfie dei politic(ant)i di turno che arriveranno a sbandierare la tanto agognata "crescita". L'eticità di questa scelta economica è, in tutto e per tutto, affidata allo scorrere della Storia.
A quello scorrere che ha sancito, negli anni, una sempre maggior interazione fra realtà ed economie criminali: i traffici di droga a livello mondiale spostano capitali sempre più ingenti e consistenti, le ricchezze accumulate nei paradisi fiscali sono sempre più consistenti e sempre meno rintracciabili, i livelli di tassazione esorbitanti sono sempre più insostenibili soprattutto per chi ha fatto scelte di vita oneste, [...].
Così facendo, sicuramente, la marea di problemi attuali rischia di derubricarsi a immensa mole di polvere da trasferire sotto il tappeto di conti pubblici purtroppo devastati.
Ai posteri le ardue sentenze.

(http://www.istat.it/it/archivio/110424)

"Più PIL per tutti", MicroMega


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :