La politica ci costa troppo? Pare proprio di si, tra stipendio e numerosità dei parlamentari, polverizzazione di responsabilità locali (regioni, provincie, comuni). Mi aspetterei che un Ministro delle riforme, in carica dal 2008, avesse già riformato, invece no. Però adesso, tempo quindici giorni, eccetera eccetera.
Le missioni di guerra costano. Vero. E se non si è d'accordo, basta non votarle. Decretarne per legge la data di scadenza, invece, è una sciocchezza. Però adesso basta, si smetterà. In un paio di settimane.
La nostra economia è a rischio? Pare di si. Il nostro debito nazionale è gigantesco, aumenta di giorno in giorno, e ci tocca pagare interessi crescenti a chi ci presta i soldi per andare avanti.
La soluzione? Ridurre il debito. Come si fa? Lo Stato deve ridurre i costi. La dieta prevede di diminuire il numero di stipendi pagati dallo Stato e bloccarne l'entità. Poi un po' di prelievi una tantum, ma senza toccare le tasse, per carità, perché quelle occorre addirittura diminuirle. Quando? Tra quindici giorni.
Senza dimenticare la secessione, con la creazione dello stato padano, come richiesto a gran voce ieri a Pontida. Che poi bisognerebbe recuperare i ministeri spostati nel frattempo a Monza.
La crisi economica degli ultimi due anni non si è mai spostata dalla porta di casa. Se queste sono le soluzioni di chi è al governo da 3 anni, ma continua a dirsi rivoluzionario secessionista, stiamo freschi sul serio. E poi c'è da conciliare questa agenda con quella del collega di governo, decisamente diversa: processi, intercettazioni.
Cosa accadrà è semplice da prevedere: i ministeri resteranno lì, ci accolleremo solo il costo ulteriore di un po' di duplicazioni localizzate in giro per l'Italia; gli stipendi dei politici rimarranno dove sono, e lunga vita alle provincie; la guerra in Libia finirà, di fine sua; la crisi continuerà a costarci, altro che ridurre le tasse.
Cerchiamo di non disperdere lo spirito della primavera del 2011 (elezioni comunali, referendum), stop alle tentazioni centriste dei DS e avanti con le riforme. Prima di tutte quella della legge elettorale: se non provvede il Parlamento, c'è in giro un referendum.
Buon lunedì.
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