[secondo tempo] Di editor, d’autori e di case editrici – Siam sempre qui, a parlare di Blonk

Creato il 09 gennaio 2014 da Camphora @StarbooksIt

Eccoci di nuovo qui in compagnia dei nostri amici di Blonk. Sono simpatici, ve’?

Oddio, stamattina li ho trovati fuori dalla porta, che aspettavano di entrare. Spero  sia perché il caffè è buono perché non c’è più il Campari per lo spritz e ho dovuto anche mettere in salvo la bottiglia del laphroaig…

Ma non perdiamo tempo in chiacchiere, ché qui c’è gente che scalpita (ricordatevi che Lele Rozza, Fabrizio Casu ed Emanuele Vannini ci terranno compagnia anche sabato. Ho già provveduto a riordinare tutti gli alcolici, tranquilli)-

Credo che la prima domanda in particolare si rivelerà interessante per i nostri aspiranti pubblicatori.

Ricordo, se ce ne fosse bisogno per gli smemorati o i distratti, che Blonk è un editore rigorosamente NO EAP, come tutti quelli che mettono piede qui allo Starbooks, e soprattutto che ha una sua pagina di modalità di invio dei manoscritti. Però ve la linko alla fine, sennò vi distraete e non leggete l’intervista:

- (Domanda per l’editor) Qual è la modalità di selezione dei testi operata? Avete restrizioni legate alla lunghezza, pratica adottata da diversi editori, o di tematiche? Come mai avete deciso di puntare proprio sui testi di Casu e di Vannini?

 Lele Rozza: – Come tutte le case editrici riceviamo molti manoscritti, da cui, talvolta traiamo le nostre pubblicazioni. Più spesso succede di fare scouting in rete. Scovando autori che non sanno di esserlo, è successo con alcuni delle nostre pubblicazioni, con storie belle, a tratti bellissime che si potrebbero raccontare.

Non abbiamo restrizioni di nessun genere, anzi, il digitale ci permette di sperimentare molti formati diversi. Abbiamo pubblicato romanzi lunghi, e molto belli come per esempio Doppler di Miki Fossati, oppure singoli racconti o romanzi brevi, un esempio è Cecilia di Chiara Tarantello appena uscito. Nemmeno sul fronte tematiche abbiamo limiti imposti. Crediamo che abbia senso pubblicare storie che ci sia gusto a raccontare. E di questo siamo molto soddisfatti.

Abbiamo deciso di puntare su ciascuno dei nostri autori in modo speciale. [Per rispondere a questa domanda mi sono rivisto il film Non ci resta che piangere, in particolare il dialogo tra Benigni e la mamma di Vitellozzo]. Nella fattispecie Vannini e Casu sono due storie abbastanza diverse.

Fabrizio ci venne proposto da una persona che aveva letto il suo manoscritto. La presentazione fu particolarmente bella ed accattivante, decisi di leggere il libro. Era un ottimo punto di partenza.

Fabrizio Casu: la lettera di questa persona, che poi ho letto, era molto bella. Probabilmente mi sarei pubblicato anche io, se l’avessi ricevuta. Certo, tralasciando il fatto che il libro era il mio e quindi mi sarei pubblicato a prescindere…

Lele Rozza:  Aveva cuore ed anima, e anche dei solidi garretti. Cominciammo a lavorarci e uscì Fine della corsa. Con Emanuele fu diverso. Inciampai nel suo blog, trovai il suo modo di raccontare piacevole, coinvolgente. Gli chiesi se aveva qualcosa da proprormi, non ce lo aveva. Gli dissi che non ero certo di pubblicarlo, ma che se avesse scritto un romanzo lo avrei letto. Lo scrisse e me lo mandò. Ne risi fino alle lacrime (del romanzo non di Emanuele) e poi mi commossi. Decisi che si poteva fare. Ne è uscito il Tensore di Torperterra.

 - (Domanda per gli autori) Raccontate il contatto con la casa editrice dal vostro punto di vista. Siete d’accordo con quanto dichiarato da Lele Rozza?

 Fabrizio Casu: la storia del mio incontro con Blonk l’ho raccontata diverse volte e l’ha un po’ accennata Lele. Una persona che conosco gli aveva mandato il libro accompagnandolo con belle parole, molto enfatiche, per le quali Lele mi ha preso in giro per un annetto buono, poi gli ho dato altre motivazioni per farlo e quindi le ha un po’ messe da parte. Mi ha telefonato, dopo aver letto il libro, e mi ha detto che erano interessati alla pubblicazione. Ora, io venivo da anni di porte in faccia e volevo solo mettermi a ballare la giga, ma dovevo dimostrarmi un professionista distaccato e quindi ho detto “mi prendo un paio di giorni per pensarci” mentre dentro di me urlavo “ohmmoddio sono impazzito!”. Poi, so che è difficile da credersi, ma ho avuto una serie di giornate lavorative pazzesche e quasi una settimana dopo mi sono svegliato pensando “ma non ho mica richiamato quello della casa editrice”. L’ho fatto e, per mia fortuna, Lele era ancora interessato alle mie pagine.

 Emanuele Vannini: – Mi arriva questo messaggio in cui Lele presenta se stesso e Blonk, in cui mi chiede se ho nel cassetto elettronico qualcosa di lungo, che loro possano valutare. Io non ce l’avevo, però l’idea mi piaceva. Allora mi chiede se ho una raccolta di racconti, magari legati da un filo conduttore. Niente, neanche qui. Allora ci penso un po’ e azzardo: propongo di scrivere un romanzo, specificando “non so, se sono capace. Ci provo”. Mi è andata bene.

- (Domanda per l’editor)- Se dovessi definire in una frase cosa rende unico lo stile dei due autori,  come lo descriveresti?

 Lele Rozza - Fabrizio riesce a tenere insieme passione mestiere e sentimento vero senza contare che è uno straordinario cantore degli anni ’80 (qui mettiamo una faccina).

Fabrizio Casu: Ti ucciderò per questo. Lo sai che ti ucciderò per questo.

Lele Rozza Emanuele è lieve e profondo allo stesso tempo, una doccia scozzese tra il riso e il pensiero profondo. E poi ha materiale su cui lavorare decisamente straordinario.

 - (Domanda per gli autori): Se dovessi definire in una frase cosa rende unico il tuo stile, come lo descriveresti?

 Fabrizio Casu: Ci ho pensato a lungo e non mi veniva in mente nulla, perché, diciamolo, faccio schifo nel definirmi. Alla fine, credo e spero, la parola migliore da usare è “appassionato”, perché spero sempre che l’amore e la passione che provo per la scrittura, per le storie che scrivo, per i personaggi a cui do vita si percepisca nelle righe e colpisca chi legge. Alternativamente “stile malmostoso e sarcastico” potrebbe andare bene, ma non renderebbe giustizia al fatto che sono MOLTO malmostoso e sarcastico.

 Emanuele Vannini: – Non lo so, non penso di avere uno stile unico. Ho fortuna, però, perché penso strano. Allora, cerco di dire quello che vorrei – e che, prima, ho pensato strano – divertendomi.

Ehi, siete ancora lì? È l’Acrimoniosa Barista che parla. mi sentite?

Allora, avevo detto che dovevo fare qualcosa… Ah, sì. Linkare la pagina della modalità di invio testi sul sito Blonk. Sapete che c’è? Non ve la dico adesso. Se siete bravi a googlare e a fare ricerche tanto la trovate da soli.

Invece vi ricordo che sabato pubblicheremo l’ultima parte della nostra intervista. Vi anticipo solo che l’ultima domanda verterà sulla spinosa questione dell’editing

Se siete a corto di roba da leggere da qui a sabato, comunque, vi consiglio di fare un giro in questa sezione del sito dell’editore, dove potete trovare i blog di alcuni degli autori Blonk. Devo confessare che quando ho trovato uno spazio dedicato agli autori sul sito sono andata in brodo di giuggiole…

A sabato!


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