Sed lex!

Creato il 04 ottobre 2011 da Danemblog @danemblog
Premetto che quello che sto per scrive, ha un background conoscitivo piuttosto limitato. Diciamo da Bignami (di ieri sera) sulla faccenda. Ma siccome non parlerò dei fatti in sé, non mi sento né superficiale, né opportunista. In più, per varie ragioni, non ho ancora fatto il mio quotidiano giro di blog e giornali, per leggere i vari commenti. Quindi tutto è frutto di una sensazione, avuta ieri, coltivata stanotte e proseguita stamattina. Perdonatemi, dunque, ma ve la dico lo stesso.
Amanda Knox e Raffaele Sollecito, sono stati liberati ieri. Il fatto non sussiste, ha letto il Presidente della Corte d'Appello di Perugia. Il fatto o i fatti, ripeto, non li conosco. Sarà perché non mi piace di approfondire le mie conoscenze su questioni così macabre, sarà anche perché provo una profonda repulsione verso il modo con cui queste cose vengono normalmente trattate (per capirci quella roba dei plastici e degli esperti-pettegoli). Premetto anche che il fatto che ci sia una ragazza morta e non si sia capito bene, ancora dopo quattro anni, il perché e il per-come e soprattutto non si sa - e Dio solo lo sa, a questo punto - chi sia il colpevole, mi inquieta e non poco: ma non voglio essere banale.  Tra queste premesse, va anche detto che con ogni probabilità, la giustizia italiana - definizione generica, per intendere quelli in questione, ma che nella questione appunto rappresentano tutti, soprattutto agli occhi allibiti dell'opinione pubblica internazionale - la giustizia italiana, dicevo, ha sbagliato. Delle due l'una, come si dice: ma comunque un errore c'è. O si è tenuto reclusi, per quattro anni - 4! - degli innocenti, oppure, sempre per colpa di un errore (di repertazione, si dice), si sta lasciando a piede libero dei colpevoli, assassini per giunta. Adesso, non so bene o non ho ancora deciso (ve lo comunicherò al più presto ndEm) se sia comunque meglio due colpevoli liberi, rispetto a due innocenti incarcerati, o viceversa. Non lo so, perché pur credendo nella libertà sopra ogni altra cosa, credo altrettanto nella giustizia. E di solito, la giustizia li punisce i colpevoli. La cosa sta diventando troppo filosofico, e rischia di slacciare la concentrazione da quello che invece voglio dire. Che in fondo, è qualcosa di semplice: che niente ha a che vedere con la metafisica. E' un dubbio, che piano piano è diventato un brivido, che mi serpeggia per la pelle, da ieri sera. Non è che dietro la scusa dell'errore giudiziario nel caso, si provi a far passare la norma (dell'errore giudiziario appunto)? Mi spiego meglio: ho sentito troppo spesso dire, e in modo troppo subdolo, da diversi commentatori televisivi e non, che la Giustizia in Italia non funziona. Che la Giustizia in Italia va rivista. Che la Giustizia in Italia è inaffidabile. E via dicendo, tutti a spalare merda contro i giudici, i magistrati e il sistema giudiziario. Un ritornello pericoloso: far passare quello che è successo nel caso di Meredith come normale è pericoloso. Non trovo altre parole. Fomentare nel popolo, o che il popolo si autofomenti, questo sentimento di avversione nei confronti di uno dei tre poteri fondamentali della Repubblica è da irresponsabili, quanto meno da irresponsabili. Salvando la buona fede, s'intende.  Quel brivido che mi ha scosso, mi fa pensare ad uno Stato che ha perso la fiducia nelle Istituzioni di qualunque genere: e questo per me è spaventoso. Spero che non sia così. Spero che quello che si dice sia legato alla questione in sé. Spero che nessuno e dico nessuno si permetta di strumentalizzare quello che è successo. Spero che qualcuno abbia anche il buon senso di dire che bisogno credere nella giustizia - così come bisognerebbe farlo nelle altre Istituzioni - per il bene del futuro e del Paese.  E poi spero, che si possa rimediare a quest'infortunio nel migliore dei modi. Per la Giustizia, per Meredith, per i suoi genitori, per noi cittadini e per le nostre coscienze. E spero, che quando verrà quel momento - e prego veramente Dio che verrà - gli si dedicherà altrettanto spazio e profondità.
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