Sedici coloratissime mama karanga e l’Indian Ocean Commission

Da Castprogetti

Lo scorso Novembre 2015, sedici coloratissime mama karanga, provenienti da tre diversi gruppi di donne, operativi nel settore della pesca, hanno avuto occasione di partecipare a tre giorni di formazione professionale organizzata dal CAST in collaborazione con un esperto regionale del programma Smartfish, realizzato da Indian Ocean Commission (IOC).
E’ la prima volta che CAST collabora con Indian Ocean Commission nell’ambito di un progetto dedicato al settore ittico, e l’occasione dell’intervento in corso “Mama karanga – le donne della pesca per la sovranità alimentare” si è rivelata particolarmente indicata.
Ancora alla fine del 2014, facendo ricerche sul settore pesca, mi ero imbattuta sul sito internet dell’Indian Ocean Commission, scoprendo interessantissimi materiali formativi elaborati allo scopo di appoggiare le comunità della pesca attive sull’Oceano Indiano. I materiali erano già disponibili in lingua inglese, francese e, cosa abbastanza rara, swahili, ma soprattutto risultavano essere corredati da eloquenti immagini, inerenti le tematiche trattate. La metodologia proposta era stata pensata per chi, come le “nostre donne”, possiede solo una conoscenza orale della propria lingua madre. Da un intervista fatta da CAST nell’ambito di un’indagine socio-economica è risultato che solo quattro su quindici donne, sapevano leggere e scrivere. In questa situazione, la “lettura” d’immagini accompagnata dalla spiegazione di un esperto facilita la comprensione dei concetti proposti, così come la partecipazione nelle discussioni e la successiva rilettura e memorizzazione delle pratiche da parte dei destinatari della formazione.
Durante il corso di aggiornamento professionale, abbiamo esplorato insieme alle donne i temi della manipolazione, qualità e trasformazione del pesce. Patrick Kimani – esperto regionale dell’IOC – ha facilitato la formazione, aiutando le donne a presentare la loro pratica quotidiana di lavorazione del pesce, e metterla a confronto con quelle che sono le “buone pratiche” ovvero quelle procedure di manipolazione, lavorazione e identificazione della qualità del pesce che garantiscono sul mercato un prodotto di maggior valore economico e sicuro per la salute umana.
Secondo una recente indagine di mercato condotta da Cast sui consumatori nella Contea di Kilifi, il 51% del campione intervistato consuma pesce 3 o più volte la settimana, il 27% lo consuma 2 volte, e il 20% almeno una volta alla settimana; l’88% acquista pesce fritto dalle mama karanga! Il ruolo di queste donne quali attori chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare delle comunità locali è quindi innegabile. La scarsa qualità del pesce e carenti pratiche di manipolazione lungo la filiera non sono solo una barriera a un efficace mercato del pesce e dei prodotti della pesca, ma rappresentano un forte rischio per la salute umana. Pratiche mediocri di manipolazione del pesce possono comportare notevoli perdite post-raccolta e possono condurre a eventuali perdite di capitale, specialmente per gli operatori finali della filiera, quali appunto sono le mama karanga
La formazione realizzata non ci assicura che le sedici donne adotteranno nella loro quotidianità professionale i suggerimenti presentati, ma il cambiamento di comportamenti e l’adozione di buone pratiche è un processo lento che ha origine nell’acquisizione di nuove conoscenze e nella consapevolezza che queste nuove conoscenze sono appropriate alla nostra situazione.

Sara Crippa
Capoprogetto del Mama Karanga – Kenya


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