Genitori, scuola, amicizie, affetti, impegni tracciano un percorso lungo il quale Melvin, giovane proprietario terriero di origini siciliane, tenta faticosamente di avventurarsi, confliggendo fin da bambino contro aspirazioni e proiezioni familiari che non gli appartengono. Fantasie, strambe millanterie, menzogne, che gli sembrano fin da subito una via di fuga da una realtà avvertita come insostenibile, non fanno che trascinarlo pian piano in una dimensione in cui il mondo concreto e quello immaginario slittano continuamente l'uno nell'altro, producendo senza sosta antitesi inconciliabili nello sviluppo della personalità e delle relazioni affettive con il pur ricco universo femminile che lo circonda.
Essere Melvin è per un verso la storia di un cavaliere temerario che deriva la sua audacia da un rapporto con la realtà tutto trasfigurato dalla finzione; per altro verso è la storia di una vendetta lungamente preparata e macchinosamente architettata. Dirò di più: il libro stesso è una gigantesca rivalsa, non contro qualcuno in particolare, ma contro la misura colma delle frustrazioni e delle delusioni, contro una vita che somiglia troppo poco a quella sognata. Un romanzo d’avventure, dunque? Certo. Purché il lettore sia avvertito che le terre di conquista sono tutte interiori, e che l’eroe era ben poco equipaggiato ad affrontare i mostri, i draghi, gli stregoni e i briganti che non sospettava di nascondere in sé. Melvin è una storia vera. (Dalla prefazione di Guido Vitiello)
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