“Mentre nelle miniere i superstiti celebravano la vittoria con un amaro banchetto, sulla piana la notte calava veloce e i mangiatori di cadaveri reclamavano il loro tributo. Ma non tutto era morto laggiù: semisepolto dalla carcassa del suo pony da battaglia, Lorin di Fakerstone grugniva e sbuffava nello sforzo di liberarsi.”
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Titolo: L'Ultimo Eroe Autore: Diego Tonini Editore: Gainsworth Publishing ISBN: 978-88-904119-8-4 Pagine: 26 Genere: Fantasy/ ironico/favola moderna.Prezzo: 1 € / 0.99 €
TRAMACosa accadrebbe se l’unico sopravvissuto della propria stirpe ricevesse una lettera che lo proclama Ultimo Eroe? Senza più danaro né amici, Lorin di Fakerstone, l’ultimo dei Nani Cornuti, baratterà il suo onore pur di intraprendere il viaggio che lo porterà fino alla Città Imperiale di Okkervill, dove potrà reclamare ciò che gli spetta di diritto. Un racconto ironico e pungente che parte dal fantasy più epico per poi stravolgerlo, trasformandosi in una favola ricca di riflessioni morali.
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In cui si apprende che non sempre chi vince una battaglia torna alla sua dimora in trionfo Due mesi di assedio non erano bastati ai nani per porre fine alla resistenza delle Creature della Notte e riconquistare la miniera usurpata, e un clima di scoraggiata attesa si era impadronito dei soldati nel campo. Nonostante ciò, i comandanti dei nani si erano sempre mostrati fiduciosi che gli assediati, senza più rifornimenti, fossero a un passo dal capitolare per non morire di stenti e malattie. Purtroppo per loro, e a causa delle scarse conoscenze astronomiche che possedevano, non avevano previsto un’eclissi di sole che fu interpretata dalle Creature della Notte come un presagio favorevole al tentativo di rompere le linee degli assedianti con un attacco frontale. La mattina del sessantaseiesimo giorno di assedio, sotto un sole mai sorto, migliaia di immonde creature, rese folli per la fame, sciamarono dal cancello principale della miniera come bestiali locuste su un campo di grano, dilaniando ogni essere che trovarono sul loro cammino. I nani, colti di sorpresa, vacillarono, si piegarono, giunsero quasi alla disfatta; ma il loro animo era fiero e il braccio che reggeva la scure saldo. Alla fine della giornata la battaglia fu vinta e, con essa, la guerra. A quale prezzo, però. La piana antistante le miniere di Darken Lohe era diventata una desolazione di cadaveri, fiamme e carcasse di animali. Gli avvoltoi volteggiavano tra le volute di fumo, preparandosi a un lauto pasto, mentre i lamenti dei moribondi si spegnevano uno dopo l'altro nel sole calante. Fra i nani, il numero dei caduti superava quello dei vivi di due a uno, molti erano i mutilati e i feriti gravi, ma quello che più contava era che la miniera era stata riconquistata e le creature della notte sterminate o ricacciate nella putrida fossa di tenebra da dove provenivano. Mentre nelle miniere i superstiti celebravano la vittoria con un amaro banchetto, sulla piana la notte calava veloce e i mangiatori di cadaveri reclamavano il loro tributo. Ma non tutto era morto laggiù: semisepolto dalla carcassa del suo pony da battaglia, Lorin di Fakerstone grugniva e sbuffava nello sforzo di liberarsi. «Maledetta bestia, eri grasso da vivo e da morto sembri ancora più pesante» disse e, con l'ultimo brandello di forza rimastogli, riuscì a sollevare il cavallo quel tanto che bastava per sgusciare fuori. «Stupido animale,» bofonchiò quando riuscì a mettersi in piedi «non sei buono nemmeno per gli avvoltoi.» E sferrò due calci al ventre della bestia morta, facendo schizzare sangue nero dalle ferite aperte. Si guardò intorno, alla ricerca della sua ascia, che era ancora conficcata nel cranio del goblin che aveva ucciso il suo pony. Si avvicinò zoppicando e grugnendo di dolore e la svelse dalla testa della creatura, urlando: «Essere ributtante, mi fai così schifo che non prenderò nemmeno la tua testa come trofeo!» E sputò sulla terra intrisa di sangue. Conficcò la scure nel terreno e si appoggiò al manico, sussurrando maledizioni all'indirizzo dei goblin e massaggiandosi la fronte dolorante. «Perfetto, mi si è pure rotto un corno» disse, tastando il moncherino frastagliato che gli spuntava dal lato destro della fronte. «E chi lo sente adesso il vecchio? A proposito, dove sono finiti tutti gli altri?» Per la prima volta, il suo sguardo contemplò l'immane devastazione che si estendeva su tutta la pianura, fino a dove arrivava la vista. Gli occhi gli bruciarono per il fumo e lo sconforto. Strinse le mani attorno alla sua fidata ascia, fino a sentire l'acciaio mordergli i palmi callosi. La tristezza venne soppiantata dalla rabbia e, infine, dalla rassegnazione. Lorin chiuse gli occhi e amare lacrime gli rigarono il volto sporco di sangue, cenere e terra; poi li riaprì, tenendoli fissi sulla sua arma. Sospirò e disse al vento: «Pare che sia rimasto l'unico della mia stirpe, ora tutta l'eredità del clan dei nani cornuti ricade su di me.» Mise la scure in spalla e si girò in direzione opposta alle luci che venivano dalla miniera.
Autore
Diego Tonini, nasce a Treviso quattro anni prima dei mondiali dell'ottantadue, scienziato dei materiali, idealmente fotografo e aspirante scrittore. Sin dal liceo scrive un sacco di “inizi”, racconti che promettevano ma non hanno mai mai mantenuto, storie mai concluse. Poi ha cominciato a spostarsi per lavoro: Padova, Milano, Trento... di nuovo Treviso. E lo scrivere lo ha accompagnato, come un punto fisso, una confusione ordinata nell'ordine caotico della sua vita. Cerca di fermare quello che vede, su una pagina scritta o con la macchina fotografica, cerca di dare il suo punto di vista originale a cose apparentemente banali.Scrive per immagini e per suoni, prima che sulla pagina le sue storie sono scene e rumori nella sua mente, come se girasse un film senza macchina da presa che poi prende forma in parole scritte.Vorrebbe vivere di letteratura, ma per ora si accontenta di avere la letteratura come compagna di vita.