Autrice: Francesca Verginella
Genere: fantasy
Editore: libro pubblicato in formato e-book da Smashwords Editions con ISBN e autopubblicato su Amazon
Pagine: variabile a seconda del formato, in genere attorno alle 520
Data di pubblicazione: 2012
Prezzo: €7,84-9,99
Formato: ePub, mobi, pdf, rtf, html, plain text
ISBN: 9781301519231
LA TRAMA- Luna nacque in una notte molto particolare, una notte importante. Importante per tutte le Famiglie, per tutti i Mondi. Non era infatti solo la vigilia del giorno in cui suo padre Ledon, generale dell’esercito di Deos, avrebbe condotto le truppe riunite di tutte le razza libere alla battaglia decisiva contro Cron: le stelle indicavano che quella notte sarebbe nata la prescelta.
Di tutto ciò però Narciso non conservava alcun ricordo conscio. La sua vita, la sua famiglia, il suo lavoro non avevano assolutamente nulla al di fuori dall’ordinario. Gli unici momenti fuori dagli schemi erano quelli passati con Ares, un amico che si dilettava a dipingere paesaggi fantastici, ma incredibilmente vicini a quelli che lei spesso vedeva nei suoi sogni. Fu in maniera brusca quanto improvvisa che un uomo, incontrato apparentemente per caso, le disse che l’ora era giunta, che doveva tornare, ricordare, abbandonare tutto, uccidere Narciso e far risorgere Luna.
Le parole dell’uomo, lacerandola dentro, riuscirono alla fine a convincerla a tornare a Solamia, il continente su cui era nata in un altro tempo, in un altro mondo.
Il ritorno non fu però affatto piacevole: la grande Deos, di cui le aveva parlato l’uomo, era in rovine, così come il resto di quella terra, caduta sotto il giogo di Cron. Cominciò a questo punto per Luna un difficile percorso alla riscoperta di sé stessa, dei suoi poteri e della sua coscienza.
Ad aiutarla in questa impresa ci sarà Arat, un giovane guerriero conosciuto tra i sopravvissuti alla guerra, ed un gruppo di “eroi” ed “antieroi” che si unirono a loro strada facendo.
L’AUTRICE - Scrive dall’età di 19 anni: il suo primo romanzo (il suo preferito) è stato un fantasy, pur non essendo una grande lettrice di questo genere. Ha partecipato a qualche concorso letterario, ma non ne ha vinto nessuno. Ha cercato allora di farsi conoscere dalle case editrici (grandi e piccole), anche passando per le agenzie letterarie. Le valutazioni erano solitamente buone, ma ha sempre rifiutato di pagare per essere pubblicata. Negli anni ha capito un paio di cose sull’editoria e così ha rinunciato. Poi ha letto di Smashwords su un giornale e ora è qui, grazie anche a suo marito (perché lei e i computer vengono da due Universi diversi, paralleli, che mai si incontreranno). Ha altri romanzi che aspettano di essere completati e ora ha trovato un nuovo stimolo per proseguire il suo lavoro.
ESTRATTO
“Ledon!” Il generale Agor alzò il tono della voce come per attirare l’attenzione del comandante. Era preoccupato, attento ad ogni parola dell’amico.
“E’ tutta la notte che discutiamo, dobbiamo decidere! Nuove armate sono in avvicinamento; noi siamo numericamente inferiori e gli strateghi ritengono che un combattimento sarebbe per noi fatale, ma se non ci muoviamo la guerra è già perduta… Ledon, io non so più che cosa fare. Migliaia di soldati, la Famiglia, l’intera Solamia sono in pericolo e tutto dipende da questa decisione.”
Disperato, Agor, si mise le mani nei capelli appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Ledon guardava il suo vecchio amico e padre di Lòren; nessuno, vedendo quest’uomo rannicchiato su se stesso, avrebbe riconosciuto il generale che all’epoca dell’Affermazione della Famiglia Deoscuridi guidò uomini e mezzi, sfidando eserciti e catastrofi naturali. Un uomo tutto d’un pezzo, coraggioso, forte e molto intelligente. Ma neppure lui, neppure il Grande Generale (come tutti lo chiamavano) sapeva più che cosa fare di fronte ad un nemico di quella natura. Ledon ricordò quando, da bambino, vide lo stesso uomo entrare con passo fragoroso nell’alloggio di suo padre Adram e parlare di Cron.
In realtà quella di Cron era una storia antica, che tutti i bambini avevano sentito raccontata dai padri e dai nonni durante le notti in cui la tempesta scuoteva l’aria ed i brividi per il freddo si confondevano con quelli della paura. Cron, il Deoscuridiano oscuro, il Cattivo figlio di madre Deos e di Dio padre Sad. La storia annegava nella leggenda: si raccontava che circa mille millenni prima che le genti imparassero a contare il tempo, Cron scappò da Deos e si ritirò su un’isola sperduta in mezzo all’Oceano di Savra. Battezzò quella terra senza nome chiamandola Lubra, le diede un popolo e ne divenne così il Signore e Padrone. La leggenda diceva più precisamente che Cron creò il suo popolo: dedito a riti occulti e in possesso di misteriosi poteri concepì l’Acqua di Rasia, che somministrata ai neonati poteva plasmarli e mutarli in esseri mai generati in natura. Nella sua fuga, si raccontava, Cron trascinò con se un gruppo di neonati con i quali creò i primi Mutati. Ormai la fuga di quell’uomo primordiale veniva ricordata solo attraverso le storie che avevano riempito di incubi le notti dei bambini: “Se non stai buono chiamo Cron che ti porterà via!” Minacciavano le madri esasperate ai più capricciosi.
Quando Agor parlò di Cron ad Adram sembrava ancora una favoletta; mai sbaglio produsse effetti così catastrofici.
Lo stesso uomo che ora si disperava, con la testa stretta tra le mani, anni prima aveva fatto seguire al nome di Cron una fragorosa risata.
Con i suoi occhi di bambino Ledon rivide ancora la scena vivida di colori e di presenze.
“Ah! Ah! Ah! Pensa, Adram, che quegli ignoranti immelici della costa Sud-Ovest stanno spaventando l’intera Solamia. Al porto di Aruni non si può girare l’angolo di una strada senza trovare una donna in lacrime o in piena crisi isterica.” Agor parlava degli immelici come qualunque nobile della sua e delle altre Famiglie. “Quei bastardi senza sangue raccontano a tutti che Cron ha spedito i suoi Mutati per prendere i loro bambini appena nati. Pensa al caos che sono riusciti a provocare! Certo tutti sanno che sono dei bugiardi nati e ormai nessuna persona degna di essere chiamata tale dà più ascolto alle loro farneticazioni, ma questa volta hanno esagerato. E’ vero che sono scomparsi dei bambini anche se, visto che non tutti sono segnati nel censimento, è praticamente impossibile stabilirne il numero esatto, ma li avranno mangiati i lepori, quelle schifose bestiacce che vivono nello stesso luridume in cui sguazzano gli immelici.”
Ledon aveva preso il posto del padre dopo la sua morte prematura ed ora toccava a lui consigliare al meglio l’amico generale in questo momento di pericolo.
“Ledon, l’allarme è scattato in tutta Solamia. Il cielo di Atra sarà presto oscurato dalle ali dei Ramib. La forte roccia che abbraccia Und sarà scossa dai Lorbati. Le limpide acque della cristallina Nim diventeranno torbide al passaggio dei Seluvi. Il potere di Deos sarà soggiogato dai Carmid e dai Leda.”
Nel discorso concitato del Generale Agor i nomi delle capitali delle quattro Famiglie si mescolavano ai nomi di mostri mitologici, fuggiti dal loro mondo di fantasia per diventare reali e terrificanti.
“Le armate di Mutati di Cron porteranno ovunque distruzione.”
“Risponderemo all’attacco, impegneremo tutte le forze a disposizione.” Rispose infine Ledon. “Cron non vuole contrattare la nostra resa, vuole distruggerci. L’unica cosa che possiamo fare è rendere questo suo fine più difficile da raggiungere.”
I due militari si guardarono negli occhi, entrambi annuirono. Questo era il loro ultimo incontro, ma si strinsero semplicemente la mano legando la promessa di rivedersi.
Quando Ledon restò solo il suo primo pensiero fu per Lòren e per la figlia che, forse, non avrebbe mai conosciuto.* * *
Un suono improvviso, diverso da quelli che solitamente vagavano in quei luoghi, si diffuse turbando l’immobilità del tempo. Impossibile descriverlo, forse non era neppure un rumore quanto piuttosto una sensazione. Quando questa idea si insinuò nella sua mente primitiva la creatura ebbe un fremito. Per la prima volta, dopo un tempo così lungo che nemmeno la filosofia dell’universo riuscirebbe a misurare, uno stimolo partito dal cervello raggiunse un muscolo, contraendolo. L’evento sconvolse per un attimo la bestia, poi la creatura usò la mente, dono del suo creatore, e ragionò: ‘Potrebbe essere un frammento di roccia staccatosi dalla parete. Mi sembra di ricordare un rumore simile, molto tempo fa.’ Dopodiché il respiro ritornò sottile e il movimento del torace si fece impercettibile mentre la mente ritornava al torpore originario.
La figura si avvicinò. La sua presenza in quel luogo era indifferente a tutto quello che lo circondava e tutto gli era indifferente. Il suo potere era totale. Si fermò di fronte alla sua creatura: sebbene non superasse in altezza neppure l’artiglio della bestia era lui il dominatore.
“Lei è giunta.” L’oscurità venne lacerata e lo squarcio obliquo si incendiò.”Tra poco potrai entrare in azione.”
A queste parole anche la seconda palpebra della creatura si alzò e una strana luce illuminò dall’interno i due occhi enormi.
“Mio creatore.” Ruggì.
In quelle parole, la bestia racchiuse tutta la devozione per il suo padrone e la bramosia di servirlo. Voleva compiacerlo, avrebbe fatto qualsiasi cosa per colui che l’aveva messa al mondo. Per l’eccitazione i muscoli della creatura si gonfiarono fino a far vibrare le pareti della caverna che lo contenevano e il respiro si fece tanto affannoso da incendiare l’aria.
“Calmati Lio! Non è ancora il momento. Ma presto… Vedrai… Ti divertirai!”