Segnalazioni: Non uccidete il futuro dei giovani/L'estate alla fine del secolo

Creato il 29 novembre 2011 da Lafenice
DON ANDREA GALLO
NON UCCIDETE IL FUTURO DEI GIOVANI

a cura di Pino Nicotri
«Una società diventata liquida come il mare può generare tempeste, proprio come il mare. E magari anche tzunami. C’è il rischio che i nostri giovani, specialmente quando saranno scomparsi i genitori che li mantengono ben oltre la maggiore età, si ribellino in massa come i sans papiers parigini e i giovani tunisini».
Don Gallo
È stata definita «Generazione mille euro», ma dietro il titolo di un libro e di un film, si nasconde un disastro antropologico, migliaia di giovani costretti ai lavori più precari, senza certezze sul futuro e la possibilità di costruirsi una famiglia. E la situazione peggiora sempre più. Per la politica e l’economia è un destino inevitabile, e poi c’è la crisi, si ripete da più parti… Don Gallo, come sempre controcorrente, non ha dubbi sulle responsabilità: «Troppo egoismo padronale, troppo capitalismo parassitario, spesso miope se non selvaggio, troppa mancanza di rispetto per la figura del lavoratore dipendente, tant’è che l’Italia ha il record europeo delle morti sul lavoro. I sindacati difendono più i garantiti che la massa di co.co.co., sottoccupati, semi occupati, occupati saltuari e disoccupati». In questo caustico pamphlet sulla situazione occupazionale dei giovani italiani, Don Gallo propone rimedi drastici che sono una frustata alla politica apatica e un appello a tutti a non rassegnarsi. «Prima di tutto una profonda riflessione su come e perché siamo arrivati a questo punto. Poi, investire massicciamente nella scuola, nell’Università, nella ricerca, investire cioè sui giovani. Una società che non punta sui giovani è una società senza futuro… Bisogna cambiare mentalità, risvegliare il solidarismo ed esprimere una classe politica degna di questo nome. La sinistra sappia fare la sinistra, la destra non si accodi ai principi del bunga bunga e il centro non si limiti a fare l’ago della bilancia per mercanteggiare. Prima ci si sveglia dalla fuga nei sogni di cartapesta, di facili successi, e dalla dipendenza televisiva, vera e propria droga dell’ultimo ventennio, prima si evita che i sogni diventino incubi.»
Andrea Gallo nasce a Genova il 18 luglio 1928. Fin da adolescente subisce il fascino della figura di don Bosco al punto da imitarne la scelta di farsi salesiano e di vivere a tempo pieno «con» gli ultimi, i poveri e gli emarginati. Cappellano del carcere dell’isola della Capraia e dal 1970 parroco della chiesa del Carmine a Genova, la sua predicazione preoccupa il cardinale Giuseppe Siri, che ne reputa i contenuti «non religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti». Siri lo esilia in una parrocchia di periferia, ma le proteste della città permettono al parroco della chiesa di S. Benedetto, don Federico Rebora, di farne un suo collaboratore, che creerà la comunità di S. Benedetto al Porto. Dopo oltre trent’anni, don Gallo, «un prete che si è scoperto uomo», ne è ancora alla guida. Sempre al centro di battaglie nuove e coraggiose. Per Dalai editore ha pubblicato Il fiore pungente (2011).
FABIO GEDA
L’ESTATE ALLA FINE DEL SECOLO

Nell’ultima estate del XX secolo un nonno e un nipote si incontrano per la prima volta, dopo che una lunga serie di incomprensioni famigliari li ha tenuti distanti. Il nonno, ebreo, nato il 5 settembre 1938, giorno in cui in Italia vengono promulgate le leggi razziali, ha trascorso la propria vita senza sentirsi autorizzato a esistere. Ormai anziano, ha scelto la piccola borgata di montagna dove durante la guerra aveva trascorso la clandestinità con la famiglia, per uccidersi. Il ragazzino, un adolescente sensibile ed estroverso che viene affidato a lui perché la madre deve sottoporsi a una delicata operazione, entra in quell’ultima stagione del vecchio in modo perentorio e imprevisto. E mentre sulle rive del lago artificiale in cui si specchia il paesino riceve la sua iniziazione alla vita, riuscirà, forse, a far uscire il nonno dalla sua condizione di fantasma. Il nuovo romanzo di Fabio Geda è una storia narrata a due voci – quella del nipote ormai diventato adulto e quella del nonno – dove il mondo innocente dei bambini, tema tanto caro all’autore, si incontra con quello dei vecchi «dipingendo» un abbraccio tra l’inizio e la fine della vita. Ancora una volta una parte della vicenda – quella del nonno – ha una forte componente reale… ma il perché verrà spiegato in seguito.
Fabio Geda è nato nel 1972 a Torino, dove vive. Si occupa di disagio minorile e animazione culturale, scrive su «linus» e su «La Stampa» e collabora stabilmente con la Scuola Holden, il Circolo dei Lettori di Torino e la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. Ha pubblicato i romanzi Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani (selezionato per il Premio Strega, Miglior Esordio 2007 per la redazione di Fahrenheit, vincitore del Premio Marisa Rusconi e, in Francia, del Prix Jean Monnet des Jeunes Européens), L’esatta sequenza dei gesti (2008, vincitore del Premio dei Lettori di Lucca e del Premio Grinzane Cavour) e Nel mare ci sono i coccodrilli. storia vera di Enaiatollah Akbari (Libro dell’anno di Fahrenheit; bestseller internazionale, tradotto in oltre trenta Paesi, da cui sarà tratto un film per la regia di Francesca Archibugi). Gioca nell’Osvaldo Soriano Football Club, la Nazionale Italiana Scrittori.

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :